REGGIO Calabria – E’ il 16 novembre dello scorso anno, una ventina di giorni prima del referendum, quando il governatore della Calabria Mario Oliverio e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà dichiarano: “Salveremo l’aeroporto di Reggio”. A quella data la Sogas, società di gestione dello scalo reggino, è stata appena dichiarata fallita dal Tribunale e, contemporaneamente, Alitalia dichiara di voler abbandonare il “Tito Minniti”. Una doppia mazzata: da un lato è necessario stanziare le cifre necessarie per l’esercizio provvisorio in attesa che l’Enac selezioni un nuovo gestore, dall’altro è fondamentale mantenere i voli effettuati dall’ex compagnia di bandiera.
SOGAS – Le quote della “Società di gestione dell’aeroporto dello Stretto” erano così suddivise: il 67,38% della Provincia di Reggio Calabria, il 14,96% alla Provincia di Messina, il 13,02% alla Regione Calabria, il 4,63% al Comune di Reggio Calabria e lo 0,1% alla Camera di Commercio reggina. La Sogas è stata operativa per trent’anni anni, sempre in perdita. "E' sufficiente rilevare – è scritto nella sentenza del Tribunale - che dall'esame del bilancio anno 2015, si ricava un ammontare complessivo di debiti pari a € 18.785.040,00” e che l'esercizio chiuso al 31/12/2015" presenta una perdita di € 8.355.566,00”. Per la Sogas è finita. Inizia l’esercizio provvisorio e l’Enac pubblica un bando alla ricerca di qualcuno interessato a gestire per trent’anni l’aeroporto dello Stretto.
Le società in lizza sono due: la Sacal, attuale gestore dello scalo di Lamezia Terme, e la Ase Spa, che opera soprattutto nella gestione e manutenzione stradale, molto attiva nel reggino negli ultimi anni.
ALITALIA – E’ l’inizio del mese di novembre quando l’ex compagnia di bandiera comunica al presidente della Provincia Giuseppe Raffa l’intenzione di abbandonare lo scalo reggino.
La posta in palio è enorme: Alitalia opera in regime di quasi “monopolio” con tre voli giornalieri per Roma e uno su Milano, oltre ai due settimanali per Torino. L’altro vettore attivo è Blu Express con 4 voli settimanali per Fiumicino e 4 per Linate. In ballo, però, c’è anche il futuro di circa 50 dipendenti di Alitalia impegnati per i servizi di terra che, nelle scorse settimane, sono stati più volte in procinto di ricevere le lettere di licenziamento.
Secondo i vertici aziendali l’area dello Stretto non sarebbe abbastanza redditizia. Eppure i pochi voli disponibili sfiorano quasi sempre l’overbooking, con tariffe alle stelle.
DELRIO – Il caso è montato lentamente: prima alcuni sit in da parte di comitati spontanei in difesa dell’aeroporto “Tito Minniti”, poi le prese di posizione di esponenti di maggioranza e opposizione a tutti i livelli. Negli ultimi giorni la “patata bollente” si è spostata sulla scrivania di Graziano Delrio. Giovedì prossimo 19 gennaio il Ministro dei Trasporti incontrerà il Governatore Oliverio e altri esponenti istituzionali calabrese (la maggior parte del Pd) mentre domani il deputato Ernesto Magorno, coordinatore regionale della Calabria, coordinatore regionale dei democrat, porterà la vicenda all’attenzione del vicesegretario nazionale del partito Debora Serracchiani.
Il futuro dello scalo reggino, quindi, dipenderà molto dalla volontà del Partito Democratico e dal “peso specifico” degli esponenti calabresi al suo interno.
DOPPIO BINARIO – Da un lato si spera che il governo convinca il management Alitalia a mantenere i collegamenti da e per l’aeroporto dello Stretto. Dall’altro c’è l’esigenza immediata di versare le somme necessarie al prolungamento dell’esercizio provvisorio. La provincia di Reggio Calabria ha versato quasi 700 mila euro per tenere in vita lo scalo fino al prossimo 24 gennaio. La regione aveva impegnato nel proprio bilancio oltre 900 mila euro ma ai curatori della Sogas non è ancora arrivato neanche un centesimo. Senza ulteriori conferimenti, però, le saracinesche verranno abbassate. Ed il tempo per scongiurare la chiusura è sempre meno.