Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, parlando delle difficoltà economiche che stanno colpendo Alitalia, sferra un duro attacco ai vertici, criticando fortemente la strategia messa in atto e affermando che non possono pagare, come sempre, i lavoratori.
Calenda all'attacco
Il ministro, all'ipotesi di una riduzione corposa del personale di Alitalia, ha dichiarato che non è possibile accettare una decisione del genere, se Alitalia vive un momento così difficile la colpa è di una strategia totalmente sbagliata, che va ampiamente rivista dai vertici dell'azienda.
Nel mirino del ministro finisce sicuramente James Hogan, vicepresidente di Alitalia, che rappresenta Etihad, compagnia aerea araba che ha acquisito il 49 per cento della compagna di bandiera. L'ingresso di Etihad è stato un altro fattore mal gestito: infatti con l'ingresso degli arabi si pensava che molti dei problemi potessero essere risolti, sfruttando non solo i capitali freschi entrati in Alitalia, ma anche le partnership internazionali che si potevano creare. Invece nessuno di questi fattori è stato sfruttato. Anche le banche si aspettano passi in avanti nelle strategie di Alitalia.
La risposta di Montezemolo
Al ministro dello sviluppo economico Calenda (e non solo) risponde il presidente di Alitalia Luca Cordero di Montezemolo, affermando che la compagnia aerea, nelle prossime tre settimane, potrebbe presentare un piano industriale "forte e coraggioso".
Piano che dopo sarà discusso con il Governo e con i sindacati. Questi ultimi, contando sul pieno appoggio di Calenda, vogliono che non ci siano tagli di personale e che le risorse che servono ad Alitalia vengano trovate eliminando altri costi superflui. Montezemolo poi ha innescato una polemica (non troppo velata) con lo stesso ministro Calenda, affermando che finora Alitalia non ha ricevuto nessun aiuto consistente da parte del Governo.
Il piano industriale potrebbe prevedere anche un cambiamento all'interno del consiglio di amministrazione, con l'ingresso di un membro di fiducia di Etihad, questo perché le banche vogliono avere un contatto ancora più diretto con il colosso arabo.