Una decisione cruciale, quella che i giudici della Consulta, riunitisi oggi in Camera di Consiglio per deliberare, hanno preso sull'Italicum: dalla discussa Legge Elettorale dipenderà, infatti, la futura composizione del Parlamento e gli equilibri di potere che ne conseguiranno. Il verdetto, reso pubblico poche ore fa, mette la parola fine ad una discussione parlamentare iniziata nel 2014, che ha abbracciato tutto il mondo della politica, rimanendo un tema centrale.

Le modifiche della Consulta: cosa cambia

Il testo originale della legge ne esce stravolto.

Tra le modifiche più importanti salta subito all'occhio la bocciatura del Ballottaggio: la legge prevedeva che qualora nessun partito raggiungesse il 40% delle preferenze, due settimane dopo avvenisse uno spareggio tra i due partiti più votati. I giudici hanno dichiarato illegittimo questo punto. Altra modifica importante è il parziale blocco delle candidature plurime: un singolo capolista può ancora concorrere per più collegi elettorali, ma in caso vinca in più di uno, sarà un sorteggio a decidere in quale sarà eletto; va via la possibilità di scelta che la legge garantiva. Modificati, inoltre, i collegi elettorali, che si rimpiccioliscono e aumentano di numero, passando da 27 a 100 collegi da circa 600000 elettori.

Cosa rimane: la Consulta salva premio di maggioranza e soglie di sbarramento

L'impianto della legge viene parzialmente salvato: i giudici non si sono pronunciati sul premio di maggioranza per chi raggiunga il 40% delle preferenze, fissato a 340 seggi su 617. La soglia di sbarramento per l'elezione resta al 3%(Al 20% per le minoranze linguistiche).

Intatta anche la possibilità delle preferenze: se ne potranno esprimere due. Il sistema resta, quindi, un "proporzionale corretto", con le liste non bloccate: i capilista saranno i primi a ottenere un seggio nel proprio collegio, mentre gli altri membri saranno eletti proporzionalmente alle preferenze guadagnate nella tornata elettorale.

Altri punti che i giudici non toccano sono le quote rosa e l'esclusione di Trentino Alto-Adige e Valle D'Aosta dal proporzionale(nelle due regioni a statuto speciale si voterà con il sistema uninominale).