Ieri, si è celebrata in tutto il mondo la giornata della Terra. L’obiettivo dell’iniziativa consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di tutelare la salute del pianeta, per garantirne la continuità della vita a beneficio dell’intera umanità. In 193 paesi, si sono svolti, come ogni anno, eventi per comunicare lo sviluppo sostenibile e la necessità di adeguare gli stili di vita a un uso responsabile delle risorse naturali. Anche nel Bel Paese si sono realizzate tante e variegate iniziative: da Torino, passando per Milano, Roma, Napoli, fino al capoluogo siciliano.

Tuttavia, l’appuntamento più importante è stato quello di Washington D.C , ove risiede il quartier generale dell’Earth Day Network. Nella città della White House, si è tenuta una lunga marcia per affermare la centralità del sapere nella tutela ambientale.

Le ragioni del porre al centro della manifestazione la scienza sono di varia natura: politica, economica e sociale. E anche se sembrano indipendenti e complanari tra loro, esse sono in realtà strettamente legate le une alle altre, ma una, in particolare, è preminente: la politica. È la politica democratica a mettere in campo la Scienza contro una Weltanschauung destabilizzante e retrograda.

Il cambiamento del clima politico negli Stati Uniti, con la vittoria di Donald Trump, ha determinato la messa in discussione di una visione della realtà, in tutte le sue sfaccettature.

Il neo presidente ha costruito la propria idea di mondo in modo oppositivo rispetto a quella del suo predecessore, Barak Obama. Valori come l’inclusione, il rispetto dell’altro, la solidarietà, la democrazia, la pace, hanno subito un depotenziamento e l’incertezza ha iniziato ad acquisire forza.

Se si assume come vera la definizione di politica di John Kenneth Galbraith, secondo cui essa “ è scelta”, e se si eliminano le sue connotazioni negative, si può comprendere quanto un cambio di rotta sul timone del paese più potente del mondo possa fare paura.

Per riportare equilibrio all’interno di un sistema, in cui il livello di entropia è improvvisamente aumentato, gli organizzatori dell’earthday hanno messo in campo la scienza. A lei è stato affidato il compito di confutare le idee di Trump, evitando che tutti gli sforzi compiuti dai difensori dell’ecosistema, in cinquant’anni, siano annientati.

Dal canto suo, la scienza ha avuto così modo di riaffermare la sua legittimità nel sociale e di liberarsi, almeno parzialmente, dalla strumentalizzazione partitica.

Se per natura nasciamo liberi, e se è vero, come sostiene Gaber, che “la libertà è partecipazione” allora dobbiamo partecipare alla politica, per riaffermare il nostro diritto inviolabile alla vita. Tuttavia, nel partecipare è bene tener presente cosa sia la vita. A molti piace vederla, come David Mitchell, così: “la nostra vita non è nostra: da grembo a tomba siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro”. Ebbene, tutto si riduce allo scegliere?