Il M5S prova a vestire i panni della forza di governo e in vista delle elezioni politiche del 2018 comincia a mettere a punto i contenuti della propria piattaforma programmatica.
Ieri in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, è stato presentato da un drappello di deputati guidati da Roberto Fico, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il primo capitolo del programma di governo dei pentastellati.
Il tema scelto, quello dell’Energia e della tutela ambientale, è da sempre in cima alle priorità del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Obiettivo numero uno delle iniziative proposte per il futuro dell’Italia è l’abbandono definitivo, entro il 2050, di tutte le fonti fossili, carbone, petrolio e gas. Incentivi fiscali a favore di chi produce energie rinnovabili e penalità e disincentivi per chi produce energie da fonti fossili, e maggiore trasparenza e chiarezza nella normativa di settore, sono le altre due parole d’ordine lanciate nel corso della presentazione del programma.
La rivoluzione delle fonti di produzione e di approvvigionamento dovrebbe poggiare sul potenziamento esponenziale delle fonti di energia termica - solare, bioenergie e geotermia - mentre la produzione di energia elettrica dovrà avvenire tramite un utilizzo massivo della fonte solare, e attraverso una marcata crescita di eolico e idroelettrico.
Obiettivo del piano-energia del M5S deve, inoltre, essere l’autosufficienza energetica delle singole comunità territoriali. La produzione e il consumo di energia – si legge nei documenti presentati alla stampa - "dovranno essere progressivamente spostate in capo alle singole comunità, che saranno quindi responsabilizzate e dovranno autonomamente provvedere ai bisogni energetici dei propri cittadini e delle attività produttive ricadenti sul proprio territorio", mentre il governo centrale dovrà mantenere, nella prospettiva immaginata dai grillini, “il compito di preparare, gestire e aggiornare un Piano Energetico, in accordo con le indicazioni di direttive e regolamenti europei.”
A Roma, intanto, la sindaca Raggi con una proposta di delibera, presentata dalla maggioranza a Cinquestelle in Campidoglio, ha lanciato l’idea di introdurre nello statuto di Roma Capitale strumenti di democrazia diretta come le petizioni online, il voto elettronico e l'abolizione del quorum di partecipazione per i referendum comunali, e l'introduzione delle consultazioni propositive oltre a quelle abrogative.
"La democrazia rappresentativa si sta destrutturando e stanno emergendo nuove forme di partecipazione popolare dal basso in tutto il mondo. Devono essere direttamente i cittadini a governare le città utilizzando l'intelligenza collettiva come nell'antica Grecia” sono state le parole con cui la prima cittadina della Capitale ha presentato l’iniziativa sul blog di Grillo.
Pronta è, però, arrivata la stroncatura secca da parte del Pd, opposizione in Campidoglio, che ha parlato, con il senatore ed ex assessore ai trasporti Stefano Esposito, di “pesce d’aprile in ritardo: Democrazia diretta come a Genova – ha ironizzato Esposito - dove i voti dei militanti sono stati cancellati da Grillo perché non piaceva la candidata? Trasparenza come per i casi Marra, Romeo, Muraro?