Una metamorfosi necessaria, anche a rischio di deludere i sostenitori del 'potere al popolo'. Il Movimento 5 Stelle ha i numeri per presentarsi come forza di governo e lo deve ad un corposo numero di strilloni che paventano il disastro annunciato, quello di un'Italia che cola a picco per le presunte incapacità dei politici oggi al timone. I teorici dell'apocalisse sono un fondamentale serbatoio di voti per le truppe grilline ma non è una novità. Ogni governo ha avuto la sua opposizione che ne ha denunciato la "palese incapacità": è la storia della Seconda Repubblica dove spesso le minoranze sono diventate maggioranze ma il disco è rimasto uguale.
Il M5S si è 'infiltrato' nel rimpiattino politico tra il centrodestra berlusconiano ed il centrosinistra progressista ed ha cavalcato l'onda della crisi economica, ponendosi come alternativa 'anti-casta' ed 'anti-sistema'. Facendo leva sulla rabbia della gente 'delusa dalla politica', ha attinto voti da tutti gli schieramenti. Oggi mira a conquistare il parlamento e la metamorfosi è già in atto, anche se trasformare un movimento di 'indignados' in una forza di governo è un percorso in salita.
Il nodo romano
Roma rispecchia molto la situazione generale del Paese: ha avuto governi di centrosinistra e di centrodestra che non sono stati in grado di impedirne il declino. Il destino della ex 'caput mundi' si è poi legato alle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto le amministrazioni del passato, ma nemmeno il sindaco pentastellato, Virginia Raggi, è esente da questo fato.
La palese inesperienza del primo cittadino è un prezioso alibi alle sue discusse nomine che, legate al citato passato, hanno finito per inquinare quello che veniva presentato come 'il nuovo che avanza'. Virginia Raggi avrebbe pertanto pagato lo scotto del 'noviziato', questo ovviamente non la protegge dalle indagini a suo carico che la vedono iscritta nel registro della Procura per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico nell'ambito dell'inchiesta relativa alla nomina a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio di Renato Marra (il fratello di Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma finito in manette, ndr).
Ma, al momento, la tutelano dal punto di vista politico. Beppe Grillo è consapevole di quanto sia fondamentale fare quadrato attorno al sindaco di Roma in difesa della quale sono state elevate vecchie barricate, come il tribunale inquisitorio contro gran parte della stampa italiana, e nuovi strumenti come il rinnovato codice etico che non obbliga un esponente pentastellato alle dimissioni qualora sia oggetto di un'indagine o, peggio, rinviato a giudizio.
Quelle romane sono le 'prove tecniche di governo del Paese', dovessero fallire prima delle elezioni politiche sarebbe una Caporetto.
Gli equilibrismi europei e la scelta del premier
Il tentativo di metamorfosi ha avuto luogo anche al parlamento europeo ma qui la batosta è stata forte. La 'migrazione' da un gruppo euroscettico verso un altro più 'europeista' è fallita, ancora oggi le posizioni dei grillini sulla politica comunitaria sono piuttosto confuse. La base ortodossa si contrappone a Bruxelles, quella più pragmatica comprende la necessità del dialogo. Non sembrano esserci dubbi, al contrario, sul candidato premier di un'eventuale elezione politica. Sarà certamente Luigi Di Maio e qui bisogna scovare un modo per far apparire questa scelta come volere dei militanti e non dei vertici.
Ci sarà, pertanto, una 'investitura ufficiale online', sistema che non può cambiare perché in caso contrario dissolverebbe l'illusione del 'potere al popolo'. Come e quando, sarà ovviamente il tema principale dei tavoli pentastellati insieme alle 'turbolenze romane'. La metamorfosi presta ovviamente il fianco alle accuse di "bieco opportunismo" lanciate dagli avversari ma in realtà si tratta soltanto di politica, l'arte del compromesso alla quale il M5S si sta adeguando per necessità.