Il Ministero dell'Interno ha risposto a Virginia Raggi. La moratoria invocata dall'amministrazione comunale capitolina che chiedeva lo 'stop' all'arrivo di nuovi migranti nel territorio, ha avuto parere negativo nei corridoi del Viminale. Roma è chiamata a fare la sua parte e dovrà necessariamente accogliere altre 2.000 persone, un numero pari alla propria quota d'accesso al Fondo nazionale per le politiche sociali. In realtà la reazione del Ministero era prevedibile, se consideriamo che tra la fine dell'anno scorso e l'avvio del 2017, Roma ha ricevuto dallo Stato una cifra pari a 2 milioni e 340 mila euro, frutto del 'Bonus Gratitudine' di 500 euro ad immigrato riservato agli Enti locali che si sono allineati al piano d'accoglienza per i rifugiati.

Oltretutto, dopo l'estate del 2016, sempre il Comune capitolino aveva visto versare nelle prorie casse un contributo straordinario pari a 500 mila euro.

Le perplessità di Virginia Raggi

Il 13 giugno, il sindaco di Roma aveva inviato una lettera alla Prefettura, esponendo la propria chiusura sulla questione per problemi di sicurezza. Virginia Raggi aveva definito il ricorso a nuove strutture di accoglienza in territorio romano "impossibile e rischioso", auspicando "un intervento del governo". Alla luce della situazione, aveva richiesto la moratoria sui nuovi arrivi, in considerazione di "una forte presenza migratoria" e dei "flussi continui di cittadini stranieri". Avendo già attinto dal Fondo suddetto, la richiesta della Raggi è stata prevedibilmente bocciata.

Migranti: i 'numeri romani'

In base all'accordo del 10 luglio 2014, Roma può accogliere fino a 7.250 migranti ed allo stato attuale ne ospita 4.694. Di questi, 2.327 sono stati accolti nei Cas, i centri straordinari predisposti dalla Prefettura, gli altri 2.367 sono negli Sprar, il sistema di protezione per chiedenti asilo curato da enti locali ed organizzazioni non governative.

L'inversione di Virginia Raggi sarebbe motivata dalla preoccupazione per gli imminenti nuovi arrivi, ma in realtà è obbligata a rispettare i patti. Un aspetto importante da sottolineare, prima che la questione scateni un'inutile battaglia Politica.

I numeri dell'accoglienza

Mai come ora l'Italia si era trovata ad dover affrontare una così grave emergenza umanitaria.

Facile ipotizzare che nel 2017 il numero dei migranti accolti superi quota 200 mila, siamo già a circa 180 mila e la Lombardia è la regione italiana che ne ospita di più, una quota pari al 13 per cento del totale. Seguono, nell'ordine, Lazio e Campania con il 9 per cento: Piemonte, Emilia Romagna e Veneto con l'8; Toscana, Puglia e Sicilia con il 7. La situazione nelle altre regioni non è diversa da quella di Roma: la Lombardia, ad esempio, dovrà passare dai 25 mila posti attuali ad oltre 28 mila. Lo hanno definito il "piano dei 200 mila" ed a tutti gli enti locali viene chiesto di fare un ulteriore sforzo. Inoltre, l'accordo tra il Ministero dell'Interno e l'Anci, sottoscritto lo scorso dicembre, coinvolge anche i Comuni più piccoli.

Quelli fino a 2.000 abitanti devono ospitare 6 immigrati, gli enti che superano tale quota di residenti ne devono accogliere più di 3 ogni mille abitanti (la percentuale esatta è 3,5). Per le grandi città già sotto pressione, la quota prevista è da 2 a 3 posti ogni mille abitanti.

L'emergenza in cifre

Cifre e statistiche a livello nazionale indicano chiaramente un aumento del 17 % degli arrivi complessivi di migranti sulle coste italiane. Facile ipotizzare che il muro degli oltre 181 mila arrivi dell'anno scorso è destinato ad essere abbattuto, se consideriano che dall'1 gennaio al 13 giugno 2017 hanno fatto il loro ingresso in Italia 64.158 immigrati. Tra questi ci sono inoltre oltre 8.000 minori non accompagnati.

I porti più 'bombardati' sono quelli siciliani: Augusta, Catania e Pozzalo hanno accolto sulle loro banchine un numero complessivo di 24.882 persone provenienti da Paesi extracomunitari. Tra questi, la Nigeria è il più rappresentato con oltre 9.500 arrivi, seguita dal Bangladesh e dalla Guinea con 7.199 e 6.011. A fronte di queste impressionanti cifre, c'è un piano di ricollocamento a livello europeo che ha portato pochi benefici all'Italia: i chiedenti asilo politico che il Belpaese è riuscito a trasferire in altri Stati dell'UE sono poco più di 6.500. Dinanzi a questi numeri, tutti gli amministratori italiani sono chiamati a dare un contributo: con buona pace di Virginia Raggi che, oltretutto, si era impegnata a rispettare gli accordi sottoscritti per i quali il Comune di Roma ha già incassato i previsti fondi.