Un intero paese sotto choc, un Presidente della Repubblica esterrefatto, sondaggi nazionali che continuano a smentirsi tra loro, Borsa sorprendentemente in crescita, europei terrorizzati, elezioni sì elezioni no, Merkel sì Merkel no. La confusione provocata dalla rottura delle trattative per la costituzione del governo è sicuramente unica nella storia del dopoguerra. Protagonista indiscussa è Angela Merkel, al governo dal novembre 2005 attraverso alleanze tra il suo partito Cdu, Csu ed i socialdemocratici della Spd. La donna più potente del mondo, come la rivista Forbes decreta da sette anni, appare oggi dimezzata, debole, in balia degli eventi che sembra non saper più controllare.

Una cosa però è certa: non intende mollare.

In Europa molti ritengono Angela Merkel l'unico baluardo contro Donald Trump, la Brexit, i nazionalismi xenofobi dell'Est e la implorano di resistere e di restare: qualsiasi alternativa, secondo molti, sarebbe peggio. Il quotidiano inglese Financial Times, spesso molto crudo nei suoi confronti, ha scritto che una Merkel barcollante è sinonimo di Europa più debole e di un mondo meno liberale ed internazionalizzato. Ora i riflettori rimangono puntati sul vertice della Cdu che definisce la linea del partito per uscire dal caos.

Le tappe della crisi

Ricordiamo brevemente le tappe della crisi. Il 24 settembre le elezioni federali hanno decretato la vittoria della Cdu, sebbene abbia perso oltre 2 milioni di voti, la sconfitta della Spd, un buon risultato dei Verdi, il successo dei nazionalisti di estrema destra della Afd e dei liberali.

La sera stessa il leader socialdemocratico Martin Schulz si chiama fuori da qualsiasi ipotesi di rinnovo della Grande Coalizione, andando all'opposizione: alla Merkel non resta che la trattativa con i Verdi ed i liberali per tentare di formare il "governo Giamaica", così chiamata per i colori dei tre partiti.

Iniziano le lunghe trattative: discutono di energia, immigrazione, Europa, Welfare, contributi alle regione dell'ex Germania Est, investimenti pubblici e tasse.

Nella notte del 19 novembre i liberali fanno saltare il negoziato ed il leader Christian Lindner afferma pubblicamente che è meglio non governare che governare male. La Merkel non demorde e dichiara ai media di non voler governi di minoranza e di voler puntare a nuove elezioni. Robin Alexander famoso politico del quotidiano Die Welt, sempre aggiornato sulle faccende di Angela Merkel, scrive, nonostante tutto, di aver visto la Cancelliera soddisfatta: è riuscita comunque a ricompattare Cdu e Csu dopo le difficoltà postelettorali e ad avvicinare i Verdi.

Martedì 21 novembre Alexander Robin ha addirittura twittato la data delle prossime elezioni, il 22 aprile, che vedranno di nuovo la ricandidatura di Angela Merkel. I sondaggi rivelano la certezza e la fiducia che la Cancelliera alla fine ce la farà: il contrario non viene addirittura considerato accettabile dalla leadership industriale e finanziaria poiché rappresenterebbe il suicidio dei partiti politici della Germania.