Gli Stati Uniti, alla fine, hanno attaccato, secondo quanto riportato dalle agenzia di stampa locali, sono stati diversi gli obiettivi colpiti dai raid a stelle e strisce.
L’annuncio di Trump e la sponda della May
Queste le parole del presidente americano Donald Trump: "Poco fa, ho ordinato alle forze armate statunitensi di lanciare attacchi di precisione contro obiettivi relativi alle capacità della Siria di fabbricare armi chimiche".
Ad affiancare gli Stati Uniti, la Francia e soprattutto la Gran Bretagna.
Per l’attacco, secondo quanto annunciato, sono stati utilizzati i famigerati missili Tomahawk. Anche la Royal Air Force è intervenuta in Siria. La Premier Theresa May ha annunciato che l’aviazione britannica ha attaccato una base militale sospettata di contenere materiale per la costruzione di armi chimiche.
Una scelta non facile. Ma non si tratta di un intervento atto a rovesciare Assad. L’intervento, infatti, è giustificato solo dal combattere e scoraggiare proprio l’utilizzo di dispositivi chimici da parte dell’esercito siriano.
Queste le dichiarazioni della premier inglese.
Pochi giorni fa anche Emmanuel Macron, presidente della Repubblica Francese, aveva dichiarato di avere prove dell’utilizzo di questa determinata tipologia di armi di distruzioni di massa da parte del regime di Damasco. Ma, allora, sembrava dover prevalere la linea attendista rispetto a quella interventista.
Ne usciamo rafforzati
Il Pentagono, ha annunciato che, per il momento, non ci saranno altri attacchi; ma il presidente americano ha già fatto sapere che potrebbe riprendere se Assad dovesse continuare con l’utilizzo delle armi chimiche.
L’ambasciata russa negli Stati Uniti non getta di certo acqua sul fuoco. E infatti avverte che le azioni degli Stati Uniti avranno delle conseguenze.
Francia, Gran Bretagna e USA saranno ritenute responsabili.
Anche Damasco ha rilasciato delle dichiarazioni su quello che è accaduto nelle scorse ore, ostentando tranquillità. Secondo le fonti siriane infatti, l’attacco è durato sui 70 minuti e si esclude che possa proseguire. Si sarebbe trattato, infatti, soltanto di una dimostrazione di forza statunitense. Le forze armate siriane, sempre stando alle dichiarazioni, sono riuscite ad arginare i danni provocati dal raid delle potenze occidentali; probabilmente aiutati anche dalle forze russe allertate per tempo.
Le fonti del governo siriano hanno anche reso noto che, già prima della fine dell’attacco, verso le 5 della mattina, il popolo di Damasco era già sceso in piazza per “dimostrare di non avere paura”.