In occasione della 4a edizione del "Premio giovani comunicatori" organizzato da AGOL e svoltosi questo mercoledì 12 luglio nella splendida cornice del Foro Italico a Roma, è intervenuto in una delle sue rare uscite pubbliche Gianni Letta, a lungo giornalista e noto per essere stato più volte Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Silvio Berlusconi. Per l'occasione Letta ha raccontato pubblicamente alcuni aneddoti della sua biografia sconosciuti ai più.

Vediamo meglio che cosa ha detto.

Letta: 'Non ho mai fatto politica, sono stato al Governo con Berlusconi senza faziosità né appartenenze'

Gianni Letta ha esordito dicendo: "Non ho mai fatto Politica, mi sono sempre considerato un giornalista prestato alle Istituzioni e ho sempre cercato di svolgere il mio compito in modo strettamente istituzionale. Il mio patto con Berlusconi fu proprio questo: quando lui decise di scendere in campo, io scelsi di non seguirlo. Confalonieri ed io scegliemmo di restare in azienda, mentre lui faceva campagna elettorale. Quando poi vinse, lui mi disse: 'Arrivo a Roma, ma io non conosco nessuno: devi aiutarmi'.

Così io e Berlusconi andammo dal Capo dello Stato Scalfaro, prima ancora delle Consultazioni ufficiali per capire se egli aveva l'intenzione di dare realmente l'incarico a Berlusconi. E Scalfaro affermò: 'Berlusconi, lei ha vinto le elezioni e le do l'incarico, ma non pensi di andare a Palazzo Chigi senza Letta'. Così mi ritrovai coinvolto. Ma dissi chiaramente che non avrei fatto politica, accettai il ruolo nel Governo solo a patto di svolgere il lavoro in modo strettamente istituzionale. E così è stato: non ho mai fatto politica, non sono mai entrato nella sede di un partito e non ho mai partecipato a una manifestazione. Sono stato un amministratore senza faziosità né spirito di appartenenza".

Letta: 'Lavorai come operaio in uno zuccherificio prima di iniziare la mia carriera da giornalista'

Gianni Letta ha poi raccontato molti aneddoti della sua gioventù: "Sono nato secondo di otto figli, mio padre era avvocato. Ho iniziato con un'esperienza in fabbrica, precisamente in uno zuccherificio. Noi studenti facevamo la campagna saccarifera stagionale, durava alcuni mesi e ci permetteva di mettere da parte soldi per gli studi. Il primo anno sono entrato come operaio, indossavo la tuta: entravo alle 18 del pomeriggio e uscivo alle 6 del mattino: facevo il turno di notte per 12 ore e ho imparato tantissimo. Il secondo anno andai in laboratorio chimico, il terzo anno ero capo chimico. Intanto avevo cominciato a fare il corrispondente giornalistico".

E a proposito della sua esperienza giornalistica, Letta ha detto: "Ho iniziato col calcio, seguendo la Forza e Coraggio, club di Avezzano facendo le cronache per Il Messaggero. Lì però mi scoprì il corrispondente locale de Il Tempo che mi fece fare il suo vice ad Avezzano. Dopo diventai corrispondente e mi spostai a L'Aquila, ma lì confidavo di poter aiutare mio padre con il lavoro legale, essendoci in città la Corte d'Appello. In realtà il lavoro giornalistico prevalse e dopo qualche anno fui chiamato da Il Tempo a Roma. Lì ho fatto tutta la trafila, da redattore a inviato, fino a redattore capo e segretario di redazione. Poi mi proposero di diventare segretario amministrativo, malgrado non avessi esperienza di bilanci.

Quando Renato Angelillo nel '73 morì all'improvviso, la redazione mi chiese poi di diventare direttore. Credevo di farlo in modo provvisorio, invece durai 15 anni. In quegli anni fui contemporaneamente amministratore e direttore, cosa anomala".

'La società non può essere governata con un tweet, non si può improvvisare: ruolo del giornalista è ancora essenziale'

Infine Gianni Letta ha parlato di come è cambiato il mondo della comunicazione e del giornalismo: "E' cambiato tutto. Sono lontani gli anni in cui il giornale si faceva di notte ed era l'unica fonte di informazione. Ma secondo me oggi c'è ancora più bisogno: aver voluto togliere l'intermediazione e il filtro del giornalista è una cosa pericolosissima.

Oggi tutti possono dare informazione e non si capisce più cosa è vero e cosa è falso. Ecco perché dilagano le fake news. Credo che oggi il giornalista debba riprendere la sua funzione essenziale. Non credo che una società possa essere governata con Twitter. Un politico non può fare un programma di governo soltanto con gli slogan e con le sintesi che vanno sui social: ci vuole più elaborazione del pensiero, riflessione e ragionamento. Non si può improvvisare e ridurre tutto a un messaggio che può forse rendere popolari ma che non consente di esprimere giudizi di valori o presentare soluzioni ragionate ai tanti problemi che ci affliggono. E' bene sfruttare le tecnologie ma il giornalista deve conservare il proprio valore, affinché la democrazia possa funzionare, dando informazione critica al lettore e all'elettore".

Infine Gianni Letta, confermando la propria tradizione "super partes" ha preferito non rispondere a una domanda sulla fase politica attuale.