La procura di Agrigento indaga su Matteo Salvini per il caso Diciotti, la nave della Guardia costiera italiana protagonista del tormentato sbarco di circa 150 migranti nel nostro Paese. Una notizia nota da diversi giorni, ma alla quale oggi si aggiunge una importante novità. Secondo quanto riporta il giornalista di Repubblica, Salvo Palazzolo, infatti, il ministro dell’Interno sarebbe ora indagato per 2 nuove ipotesi di reato, oltre alle 3 già formulate dal procuratore agrigentino Luigi Patronaggio.
Alle contestazioni di sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale, infatti, si aggiungono quelle di sequestro di persona a scopo di coazione e di omissione di atti d’ufficio, portando dunque a 5 le tipologie di reati contestati. Secondo quanto riporta il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, inoltre, l’atto di accusa contro il leader della Lega verrà inviato domani, 1 settembre, alla procura di Palermo che, a sua volta, lo girerà al competente Tribunale dei Ministri.
Matteo Salvini indagato anche per sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti d’ufficio
Si allarga l’inchiesta della procura di Agrigento contro Matteo Salvini, il ministro dell’Interno fautore della linea dura e della chiusura dei porti italiani per impedire lo sbarco di migranti clandestini.
L’inchiesta aperta su di lui dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, non sembra farlo recedere dalla sua decisione di risolvere alla radice il problema dell’immigrazione irregolare in Italia e in Europa. Ora, però, almeno secondo quanto scrive Repubblica, il capo leghista dovrà fare i conti non più con 3, ma con ben 5 ipotesi di reato che gli vengono contestate. Oltre al sequestro di persona, all’abuso d’ufficio e all’arresto illegale, l’ufficio guidato da Patronaggio gli contesta anche il sequestro di persona a scopo di coazione e l’omissione di atti d’ufficio.
Il ministro rischia 25-30 anni di carcere
Anche se molto probabilmente la vicenda giudiziaria si risolverà con un nulla di fatto non appena le carte verranno passate al Tribunale dei Ministri, al momento i reati contestati a Salvini prevedono pene molto severe.
Parlando solo di uno degli ultimi due reati attribuitigli, infatti, il sequestro di persona a scopo di coazione, ovvero “costringere un terzo, sia questi uno Stato, un’organizzazione...a compiere un atto”, è una fattispecie di reato punita secondo l’articolo 289 del Codice Penale “con la reclusione da 25 a 30 anni”. Quasi il triplo della pena rispetto al sequestro ‘semplice’, già contestato da Patronaggio a Salvini, per il quale la pena massima è di 10 anni. Il titolare del Viminale, in pratica, secondo la procura agrigentina avrebbe tenuto in ostaggio sulla Diciotti i profughi eritrei per costringere l’Ue a redistribuirli, in barba al Trattato di Dublino.