Gianni alemanno vuole adire le vie legali contro Luigi Patronaggio, il procuratore capo di Agrigento responsabile dell’azione penale intrapresa contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il caso è sempre quello della nave Diciotti, l’imbarcazione della Guardia Costiera italiana finita, suo mal grado, al centro di una infuocata battaglia politica sul tema dell’immigrazione. I circa 150 profughi eritrei presenti a bordo sono ormai sbarcati (saranno accolti da Vaticano, Albania e Irlanda), ma le polemiche non accennano ad arrestarsi. Salvini risulta indagato per sequestro di persona ed altri reati gravi, ma dalla sua parte, oltre a molti italiani, decide di scendere in campo anche l’ex sindaco di Roma ed ex colonnello finiano ai tempi d’oro di Alleanza Nazionale, ora segretario del neonato Movimento Nazionale per la Sovranità.
Gianni Alemanno si schiera dalla parte di Salvini
Con un lungo post pubblicato ieri, 26 agosto, sulla sua pagina Facebook, Gianni Alemanno comunica per prima cosa che diversi dirigenti e militanti della sua formazione politica si starebbero autodenunciando, perché si ritengono corresponsabili dei reati addebitati a Salvini, in quanto suoi elettori che gli hanno conferito un mandato ben preciso, soprattutto in tema di immigrazione e su quello, strettamente collegato, del blocco degli sbarchi di clandestini nel nostro Paese. Alemanno, nella veste di segretario del Movimento Nazionale per la Sovranità, annuncia anche di aver dato mandato all’ufficio legale del movimento politico di destra di “verificare la possibilità di denunciare il pm Luigi Patronaggio”.
Le motivazioni della denuncia contro Patronaggio
Secondo Alemanno e i suoi avvocati, il procuratore capo di Agrigento, decidendo di agire contro un ministro dell’Interno che stava svolgendo solo le sue funzioni politiche, avrebbe violato l’articolo 294 del Codice Penale che prevede una pena detentiva fino a 5 anni per chiunque commetta un “attentato contro i diritti politici del cittadino”.
Reato di cui, appunto, viene accusato Patronaggio, il quale, denunciando Matteo Salvini, avrebbe cercato di impedire l’esercizio di un diritto politico. Nel caso specifico, il diritto degli elettori salviniani di vedere attuato il programma di governo per il quale hanno votato, compreso il cambio di rotta sull’accoglienza dei migranti clandestini.
Insomma, secondo Gianni Alemanno, l’invio di un avviso di garanzia al titolare del Viminale potrebbe essere valutato dai giudici come un “tentativo di impedire a un ministro di svolgere la sua attività d’indirizzo politico”. L’ex sindaco di Roma, sfiorato dall’inchiesta Mafia Capitale, dichiara di non avere alcuna intenzione di aprire “nuove guerre tra pm e politica”, ma si dice pronto ad utilizzare qualsiasi strumento al fine di difendere “l’interesse nazionale” dall’attacco, ritenuto immotivato e pretestuoso, di un magistrato contro un ministro. Per concludere, secondo Alemanno il nostro Paese non è più in grado di “subire l’invasione dei clandestini”. E Salvini si sarebbe limitato a prendere delle decisioni “coraggiose e difficili” con il pieno mandato politico degli italiani.