Ma perché il presidente francese Emmanuel Macron continua a rilasciare dichiarazioni negative sull’operato del ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini? È la domanda che si pone il direttore del Fatto Quotidiano, Marco travaglio, il quale, nel suo consueto editoriale, punta il dito contro l’inquilino dell’Eliseo che, con il suo atteggiamento spocchioso anti salviniano ottiene come unico risultato una impennata di consensi in patria per il ‘sovranista’ leghista.

Intanto, lo stesso Salvini decide di rispondere per le rime al rivale transalpino: “Macron dovrebbe pensare ai francesi, visto che i dati dicono che è al minimo storico di popolarità”.

Marco Travaglio: ‘Fa apparire Salvini molto più importante di quanto non sia’

Travaglio decide di aprire il suo editoriale, pubblicato l’1 settembre sul Fatto Quotidiano con il titolo ‘Macron qui?’, paragonando il presidente francese Emmanuel Macron a tutte quelle persone che, in Italia, con le loro dichiarazioni fuori luogo, starebbero lavorando in favore di Salvini. Insomma, con tutti i problemi che il giovane presidente transalpino si ritrova a fronteggiare in casa sua, con una emorragia di consensi che al momento sembra inarrestabile (2/3 dei francesi dichiara di non sopportarlo), Macron non trova di meglio da fare che “proporsi come il salvatore dell’Europa, ma anche del mondo e forse pure dell’universo, da Salvini”.

Una tattica politica che rischia di rivelarsi disastrosa, visto che, agli occhi dell’opinione pubblica, fa apparire quello che Travaglio definisce il “nostro Cazzaro Verde” molto più autorevole e importante di quanto non sia veramente.

Il paragone Renzi-Macron ha distrutto il Pd

Gli italiani, si chiede ironicamente il direttore del Fatto, vogliono veramente essere “salvati” da uno come Macron, un “gattopardo parigino creato nei caveau di banca Rothschild”. Evidentemente no, per questo, ad ogni parola del “finto buonista” francese, Matteo Salvini guadagna voti e consensi, visto che il Macron anti salviniano è lo stesso che respinge i migranti alle frontiere di Ventimiglia e Bardonecchia. A questo punto Travaglio si dilunga in un paragone tra il fondatore di En Marche!

e le sue brutte copie italiane, in primis Matteo Renzi e tutto il gruppo dirigente del Pd. L’ex segretario Dem e gli altri pezzi da 90 del partito come Carlo Calenda, Sandro Gozi, Gennaro Migliore, Andrea Romano, Valeria Fedeli, Maurizio Martina, Piero Fassino e Marianna Madia, hanno fatto a gara per avallare l’ardito paragone, con l’unico risultato di far sparire il Pd dai radar politici. Ma anche la destra, aggiunge Travaglio, non è esente da responsabilità, viste le opinioni pro Macron espresse dai giornalisti di area Alessandro Sallusti e Giuliano Ferrara.