Il caso di Armando siri, il Sottosegretario leghista alle Infrastrutture, indagato per corruzione per aver ricevuto una presunta tangente da 30mila euro, tiene ancora banco. Il governo formato da M5S e Lega non era stato mai così in difficoltà da quando si è insediato meno di un anno fa. L’intercettazione che incastrerebbe Siri, messa in dubbio da alcune ricostruzioni giornalistiche, esiste davvero e l’informativa della Dia che la contiene è stata depositata ieri.

Il leader pentastellato Luigi Di Maio insiste nel voler vedere Siri fuori dall’esecutivo, mentre Matteo Salvini lo difende a spada tratta. A decidere, come da lui stesso dichiarato, dovrebbe essere lunedì prossimo il premier Giuseppe Conte, ma l’esito della contesa gialloverde è ancora incerto. Intanto, durante l’ultima puntata di Otto e mezzo, il talk show condotto da Lilli Gruber su La7, il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, si è scontrato con la senatrice del Carroccio, Lucia Borgonzoni, proprio sul caso Siri.

Lilli Gruber introduce il caso Siri

“Sul caso del Sottosegretario della Lega Armando Siri la cosiddetta ‘operazione confusione’ sembra sia finita - così Lilli Gruber introduce l’argomento di giornata della puntata di Otto e Mezzo del 26 aprile - l’intercettazione sulla presunta tangente esiste ed è stata depositata al Tribunale del Riesame.

A questo punto cosa farà la Lega di Salvini? Sarà costretta a scaricare il Sottosegretario?”. La Gruber non riesce a nascondere una evidente soddisfazione per il fatto che la patata bollente rappresentata da Siri stia ancora passando dalle mani di un esponente del governo gialloverde all’altro. Considerato poi che, ospite del programma, tra gli altri, c’è Marco Travaglio, infaticabile bastonatore della presunta corruzione del senatore della Lega, la proverbiale verve della giornalista alto atesina sembra addirittura moltiplicarsi. E, infatti, Travaglio non tradisce le attese e parte subito lancia in resta ad accusare l’avversaria leghista, Lucia Borgonzoni, rea di aver definito Armando Siri come una “persona specchiata”.

Le accuse pesantissime di Marco Travaglio ad Armando Siri

Secondo Marco Travaglio, invece, Siri non è assolutamente specchiato ma, al contrario, “un bancarottiere che ha sottratto in modo fraudolento soldi alle casse dello Stato”. Il riferimento del direttore del Fatto è ad una vecchia condanna per bancarotta fraudolenta patteggiata dal Sottosegretario della Lega qualche tempo fa. La combattiva Lucia Borgonzoni prova a ribattere accusando il giornalista di di avere già emesso una “condanna” nei confronti del collega di partito. Ma lui ribatte sarcasticamente che quella condanna di cui ha appena parlato “l’ha patteggiata lui”, non è stata certo comminata da Travaglio o da una “toga rossa”. Insomma, secondo lui, in un “Paese serio” chi patteggia una pena non può fare parte di un governo.

Se Siri, dunque, era già incompatibile prima rispetto al ruolo che ricopre, ora, dopo l’esplosione della nuova inchiesta, la sua incompatibilità diventa addirittura “gigantesca”, visto che “è stato preso col sorcio in bocca”. Travaglio si dice poi certo che lunedì prossimo il premier Conte “lo accompagnerà alla porta”. La Borgonzoni prova a fornire le sue ragioni spiegando che l’emendamento sull’eolico proposto da Siri fosse contenuto nel contratto di governo, ma il giornalista la fulmina. “Non è vero - risponde secco - l’emendamento di Siri gliel’ha scritto Arata su misura della sua società, non era nel programma di governo”.