Il caso siri, il Sottosegretario alle Infrastrutture in quota Lega indagato per corruzione e per presunti rapporti con faccendieri legati alla Mafia, sta scuotendo il governo gialloverde. Il M5S, per bocca del leader Luigi Di Maio, continua a chiedere le sue dimissioni, visto che l’esecutivo non può essere nemmeno sospettato di favorire gli interessi illeciti di Cosa Nostra. Il ‘capitano’ leghista Matteo Salvini, al contrario, difende a spada tratta il suo fedelissimo, si oppone al suo passo indietro e chiede di attendere il giudizio della magistratura.

In mezzo, come spesso accade, si ritrova il premier Giuseppe Conte che, proprio nelle ultime ore, ha fatto sapere che deciderà lui dopo aver incontrato di persona Armando Siri. Salvini intanto tiene il punto, mettendo in chiaro che il suo nome “non può essere accostato alla mafia” e chi lo fa dovrebbe sciacquarsi la bocca. Posizione politica sposata sorprendentemente anche da Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano da sempre acerrimo avversario del Ministro dell’Interno. Secondo Travaglio, infatti, su quest’ultimo punto Salvini ha ragione.

Marco Travaglio dà ragione a Salvini: ‘Chi accosta la Lega alla mafia deve sciacquarsi la bocca’

Come appena illustrato, il caso Armando Siri ha mandato ai ferri corti gli alleati di governo.

Matteo Salvini però è stato chiaro. “Il mio nome non può essere accostato in alcun modo alla mafia, si sciacqui la bocca chi parla di Lega in relazione alla mafia”, ha puntualizzato il leader della Lega. Una tesi difensiva che va però a cozzare con le risultanze finora emerse dalle indagini condotte dalle procure di Palermo e Roma che dipingono il Sottosegretario Siri come ‘favoreggiatore’ del faccendiere Paolo Arata, legato all’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri, a sua volta sospettato di essere molto vicino al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.

Insomma, sui torbidi rapporti dei leghisti con oscuri personaggi ci si sarebbe potuti gettare sopra come avvoltoi. E, invece, la difesa delle ragioni della Lega arriva proprio da dove nessuno se lo aspetta. Marco Travaglio, infatti, nel suo consueto editoriale pubblicato il 25 aprile sul Fatto Quotidiano, riporta per intero la frase di Salvini succitata e si dice “una volta tanto d’accordo” con il titolare del Viminale.

‘Non c’è paragone tra Lega e Forza Italia che fu il partito della mafia’

A suo modo di vedere, infatti, nonostante “l’annessione di pezzi non certo profumatissimi del vecchio ceto politico siciliano e calabrese, ci vuol altro per affermare che la Lega sia il partito della mafia”. Secondo Marco Travaglio non c’è paragone, ad esempio, con Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi che “lo fu” veramente. Il direttore del Fatto ricorda anche di aver polemizzato più volte con lo scrittore Roberto Saviano, che definisce un “amico”, sulla definizione ‘Ministro della Mala Vita’, coniata dall’autore di Gomorra nei confronti di Matteo Salvini. Ma resta comunque fuori di dubbio che “i mafiosi tentino di agganciare chi comanda” e, non potendoci provare con gli ‘onesti’ del M5S, lo avrebbero fatto con la Lega.

Da qui parte una lunga ricostruzione del caso Siri-Arata-Nicastri in cui i leghisti non ne escono proprio bene. Ma, d’altronde, da Travaglio non ci si poteva aspettare di più nei confronti dell’acerrimo nemico Salvini il quale, “mentre straparla”, sarebbe “tenuto d’occhio dalla mafia”.