Politicamente corretto Cristiano De André forse lo è anche meno di suo padre. Tant’è che di fronte alle domande circa il ventilato entusiasmo di Matteo Salvini per le canzoni di suo padre risponde usando la mazza ferrata: “Credo si sia fermato al ritornello e non l’abbia capito".

Pochi possono dire di conoscere davvero Cristiano De André, che dal padre ha ereditato la grandezza ma anche gli spigoli di un carattere mai domo, mai completamente soddisfatto e sempre alla ricerca di sé.

Un lungo viaggio iniziato proprio immediatamente dietro un uomo di grandezza gigantesca e in silenzio. Non parla spesso Cristiano, ma quando lo fa è in grado di zittire chiunque: con una canzone o con una semplice battuta.

La secca risposta a Salvini: “Si è fermato al ritornello, non capisce il senso”

Se qualche giorno fa aveva invitato la figlia Francesca a non stropicciare troppo il cognome suo e del nonno durante la sua discussa partecipazione al Grande Fratello, presentando una diffida che le impediva di parlare al microfono della sua famiglia (ci sono state anche vicende legali in passato a riguardo), stavolta il cantatore risponde indirettamente a Salvini.

Basta che un giornalista gli ricordi il post pubblicato su Instagram l’11 gennaio, la data della morte di Faber per fargli alzare la guardia: “Salvini? Sì – risponde De André – mi hanno detto che è un grande fan di mio padre ma credo che si sia fermato a ‘Il Pescatore’.”

In effetti la canzone che Salvini aveva riportato sul post con una breve nota di testo era proprio quella: bisogna anche dire che in un paio di occasioni il ministro non aveva scritto correttamente il cognome del cantautore che richiede la é, con l’accento acuto come quella di perché. Sembra una stupidaggine e non lo è: perché se a Genova qualcuno si azzarda a scrivere con l’accento sbagliato il nome di De André si rischia la scomunica in piazza.

Tuttavia l’autore di “Dietro la porta”, meraviglioso brano che contro ogni pronostico vinse a Sanremo nel 1993 non si è fermato: “Credo che Salvini non abbia completamente colto il senso della canzone, anzi… credo non abbia nemmeno capito che mio padre stesse parlando di Gesù Cristo. Il brano gli era stato ispirato da una novella ecclesiastica: ma non sono cose facili, magari non ha colto l’ho spunto e si è fermato al la la la la la del ritornello”.

Cristiano e Fabrizio De André, personaggi scomodi; le loro frasi celebri

I giornalisti ringraziano, perché capita di rado di sentire una vena così sarcastica e ironica: e Cristiano è esattamente così, come suo padre del resto. Fabrizio era famoso perché doveva prendere le distanze da qualsiasi benpensante o finto moralista che gli passasse accanto.

Nel 1979 De André senior era appena stato liberato dai suoi rapitori in Sardegna: quasi quattro mesi di sequestro per lui e la sua compagna Dori Ghezzi con un riscatto di oltre mezzo miliardo di lire che venne quasi interamente pagato da suo padre. Gli chiesero… “Sei grato a tuo padre? Come pensi di ripagarlo?” La risposta di Faber suonò come una fucilata: “Nell’unico modo che so, farò un disco. In fondo noi ora siamo liberi: quegli uomini liberi non lo saranno mai”. Il disco lo incise e lo pubblicò nel 1981 e fu uno dei suoi capolavori: non aveva un nome, la copertina ritraeva un indiano a torso nudo a cavallo con il sole alle spalle. Tra le tracce “Fiume Sand Creek” e “Hotel Supramonte” dedicato al sequestro e ai rapitori.

Cristiano invece si segnalò in tv quando, otto anni dopo la morte di suo padre, decise finalmente di cantare qualcosa che aveva sempre sentito e ascoltato. I violini, i mandolini, quasi tutte le chitarre degli ultimi dischi di Faber sono suonati da Cristiano che maneggia con disinvoltura almeno una quindicina di strumenti. In quegli otto anni senza Faber qualsiasi artista avesse una qualche connessione con De André aveva inciso omaggi, cover, adattamenti e suonato concerti dal vivo ispirati al cantautore genovese. Il tutto mentre Cristiano e Luvi, Luisa Vittoria, la figlia avuta con Dori Ghezzi, splendida cantante, stavano in silenzio. Siamo nel 2009, era ospite da Fabio Fazio: “Cristiano, come mai questa scelta di cantare i brani di tuo padre?” La risposta è un petardo: “Perché ora che ho sentito così tante persone cantare i suoi brani è venuta voglia di cantarne qualcuno anche a me”.

E la sua scelta fu quanto meno singolare: portò in prima serata “A çimma” brano difficilissimo in perfetto vernacolo zeneixe scritto da Faber e da Ivano Fossati. Sicuramente non uno dei brani più conosciuti del padre. Il primo tour di “De André canta De André” doveva essere di poche date in teatro. Le poche date sono diventate tante e i tuor si sono moltiplicati nel corso degli anni. All’Arena di Verona il 29 luglio Cristiano tornerà sul palco con la PFM: il tour che mandò alle stampe quello che forse è stato l’album dal vivo più bello della storia della musica italiana compie quarant’anni. Il suo ultimo pensiero dedicato a quello che tutti hanno sempre definito un genitore scomodo è ruvido, ma pieno d’amore: “Di mio padre ho qualche manciata di cromosomi e forse anche un po’ di voce, la gente non stara seduta, suonerò con la band che ho sempre invidiato a mio padre: avrei voluto esserci anche io in quei tour ma ero ancora giovane”. In realtà suonava già, in una band che aveva il nome perfetto per i giorni di oggi. Tempi Duri.