Giornata tribolata quella di ieri in Senato, per la decisione su quando votare la mozione di sfiducia che la Lega ha presentato contro il governo Conte di cui anch'essa fa parte. Ieri Palazzo Madama ha respinto la richiesta della Lega di votare la mozione già oggi 14 agosto.

La linea, già emersa nella conferenza dei capigruppo che il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, aveva convocato per lunedì è stata quella di spostare la decisione al 20 e 21 agosto. In pratica le sorti ed il destino del governo Conte che la Lega ha deciso di mandare a casa si consumeranno dopo ferragosto, prima al Senato e poi alla Camera.

Tutto ciò perché si seguirà la regola non scritta della cosiddetta "culla". In pratica la prima aula che voterà la mozione sarà il Senato che è stata la prima Camera a dare la fiducia al governo Conte. Il giorno dopo si passerà alla Camera dei Deputati.

Giornata tribolata dicevamo perché c'è stata bagarre in aula soprattutto sull'intervento di Salvini che anziché sedersi ai banchi del governo ha deciso di stare tra quelli dei senatori leghisti. Il Senato dunque ha confermato l'agenda della crisi come deciso nella conferenza dei capigruppo a partire dal 20 agosto. Nella conferenza dei capigruppo PD e Movimento 5 Stelle erano quelli che spingevano per spostare il via alla votazione della mozione Lega.

La proposta di Salvini di accelerare le operazioni già per oggi è stata respinta dal Senato con PD e M5S che hanno votato insieme. Nuove alleanze in vista? questo il dubbio che adesso affligge gli italiani e che verranno sciolti solo dopo che Conte riferirà alle due Camere da martedì 20 agosto.

Il calendario della crisi

La prossima sarà la settimana decisiva per il governo Conte e tutto dovrebbe completarsi in 48/72 ore.

Il 20 agosto Conte riferirà al Senato per poi passare al giorno 21 agosto alla Camera dei Deputati. L'agenda ormai è fatta, anche se potrebbe cambiare tutto qualora l'attuale Presidente del Consiglio decidesse per le dimissioni andando direttamente dal Presidente della Repubblica. In questo caso non sarà necessario attendere il voto del Senato, né tantomeno quello della Camera dei Deputati l'indomani.

Nel caso di dimissioni il Colle avvierà subito le consultazioni per verificare o meno se ci sia la possibilità di evitare il voto e se ci sia un'altra possibile maggioranza.

Una cosa evidente vista la bocciatura della proposta leghista di votare le mozioni già oggi è che la Lega non ha i numeri in Senato per fare tutto da sola, anche perchè il più nutrito gruppo parlamentare presente resta quello del Movimento 5 Stelle. Per lo stesso motivo, sempre come dimostrato dalla sconfitta della Lega sul voto della sua mozione, M5S e PD potrebbero dare vita, numeri alla mano, ad un'altra maggioranza di governo. Le vie quindi restano sostanzialmente due, sia per la fine che farà Giuseppe Conte che per il passaggio successivo alla sua decisione: o il Presidente del Consiglio si mette nelle mani delle Camere ed attende il voto o si dimette.

Successivamente Mattarella può dare l'incarico ad un altro Presidente del Consiglio con un'altra maggioranza o decidere di dare la parola agli elettori.

La questione costituzionale della riduzione dei parlamentari

Ricapitolando, il giorno 20 agosto alle 15 il Presidente del Consiglio Conte produrrà le sue comunicazioni al Senato. Il giorno successivo, mercoledì 21 agosto invece sempre Conte passerà alla Camera dei Deputati.

Il Movimento 5 Stelle nelle ultime giornate ha accusato Salvini di voler mandare a casa l'esecutivo prima di votare una delle riforme più importanti che insieme avevano deciso di fare. Si tratta della riduzione del numero dei parlamentari. Ieri in Senato Salvini si è detto pronto a votarla, accettando di fatto la proposta del M5S.

Ma il fatto che la votazione sulla riduzione del numero dei parlamentari sia calendarizzata per il 22 agosto, cioè dopo gli appuntamenti sulla crisi di governo non lascerebbe spazio al proseguo della riforma di cui tanto parla Di Maio. Ecco perchè Salvini ieri ha detto di essere disponibile a risolvere tutto in questi giorni, cioè anticipando la votazione sul taglio dei parlamentari per passare poi alle nuove Elezioni politiche. Un'agenda serrata ma che da indiscrezioni ed ipotesi che emergono, potrebbe non andare avanti come da programma. Infatti ad oggi l'ipotesi più probabile resterebbe quella delle dimissioni di Conte che, di fatto, non ha più la sua maggioranza. Una volta che il Premier avrà rimesso l'incarico nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella, sarà quest'ultimo a verificare le vie possibili esistenti.