“Mai detto di voler staccare la spina al governo, il mio telefono è sempre acceso per il M5S. Spero di restare ministro dell’interno a lungo” ha dichiarato Salvini pochi giorni fa da Castel Volturno, un deciso cambio di marcia rispetto a quel famoso “gli italiani mi diano pieni poteri” del 9 agosto. Nei pochi giorni che separano le due contrapposte dichiarazioni però è successo di tutto e lo scenario politico è cambiato: il premier Conte ha reagito con forza alle accuse di Salvini contro il governo, così ha fatto lo stesso Di Maio, Renzi è tornato a fare la voce grossa, ma soprattutto si sono avviate delle contrattazioni tra M5S e Pd.
Quest’ultimo fatto sembra aver particolarmente colpito nel segno Salvini, che probabilmente non si aspettava questa mossa, mossa che potrebbe far fallire il suo piano per capitalizzare il consenso andando al voto ad ottobre. Anche perché, a quanto pare, ormai sarebbe troppo tardi per andare al voto nei mesi autunnali secondo la legge italiana.
Salvini si troverebbe così ingabbiato in caso di una reale caduta del governo, da una parte perderebbe il ruolo di Ministro dell’Interno, che negli ultimi mesi è stato per lui un “palcoscenico” di visibilità e un catalizzatore di consensi popolari, mentre dall’altra la posticipazione della data del voto potrebbe favorire un duraturo governo di scopo centrosinistra-M5S, lasciando così Salvini all’angolo, da solo all’opposizione.
Questo ipotetico scenario rappresenta un incubo per il leader leghista, proprio per questo motivo in queste ore sta cercando di riallacciare i rapporti con Di Maio.
Le trattative tra partiti
Secondo le ultime notizie però non è ancora chiaro come si sbloccherà la crisi, Di Maio non vuole completamente chiudere la porta in faccia a Salvini, ma fonti interne dicono che non si fiderebbe più di lui dopo l’improvvisa crisi innescata. D’altra parte però, solo una corrente del Movimento sarebbe d’accordo a dialogare col Partito Democratico e la cosa non potrebbe piacere a tutto l’elettorato. Nello stesso PD, nel frattempo, si delinea una spaccatura tra chi come il segretario Zingaretti è molto dubbioso sul trattare con i 5 Stelle e chi, come il capogruppo Delrio e Matteo Renzi, vorrebbe spingere per un accordo subito.
E poi naturalmente c’è la lega di Salvini che sta pensando se ritirare o meno la mozione di sfiducia al governo Conte, essendo ormai certa di non voler formalizzare la crisi.
Il taglio dei parlamentari
Nel mentre si sta giocando la partita della riforma del numero dei parlamentari, tanto cara ai 5 stelle e da alcuni giorni anche alla Lega. Ma questo apre anche al controsenso che se il governo dovesse essere sfiduciato allora non si potrebbe votare il taglio dei parlamentari, mentre se il governo votasse per l'approvazione allora non ci sarebbero più i tempi tecnici per andare al voto in autunno. In conclusione possiamo dire che tutti i politici stanno aspettando di vedere le mosse degli altri per capire come muoversi, come un odierno stallo alla messicana, per questo motivo la crisi sembra nel pantano. Ma sicuramente da lunedì qualcosa si muoverà.