Continua a tenere banco la questione servizi segreti, almeno a livello mediatico, relativamente al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nei giorni scorsi Matteo Renzi aveva invitato il premier a lasciare la delega nelle mani di un professionista e al tempo stesso a relazionare su quali sarebbero i rapporti tra gli 007 italiani e gli Usa dopo un incontro che sarebbe avvenuto tra i primi ed il Ministro della Giustizia statunitense William Barr.

Una visita segreta che si inquadrerebbe nelle indagini a stelle e strisce relative al cosiddetto "Russiagate", la vicenda relativa a presunte ingerenze russe nella campagna elettorale americana, finalizzate a favorire l'ascesa al potere di Donald Trump.

Conte riferirà al Copasir

Il mancato riferimento al Copasir da parte del Presidente del Consiglio sulla vicenda è stato, al momento, giustificato dal fatto che, al momento, non c'è mai stata l'occasione di avere il 'plenum' dell'assemblea. A dirlo è stato, ad esempio, il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, da ospite della trasmissione Otto e mezzo di La 7 e di Lilli Gruber.

In attesa che sia lo stesso Presidente del Consiglio a chiarire la vicenda, il Corriere della Sera nella sua edizione on line ha svelato alcuni retroscena che avrebbero come obiettivo quello di ricostruire alcune fasi che hanno anticipato la visita segreta del Ministro della Giustizia americano.

Un incontro il 26 settembre

Secondo, infatti, quanto riferito il presidente Conte avrebbe avuto ben due incontri con i vertici dei servizi segreti italiani prima che questi ultimi ricevessero la visita del Ministro Usa. Occasioni in cui sarebbe stato possibile dettare, da parte del premier, la linea da tenere sul Russiagate. In particolare rivela il Corriere della Sera che il primo meeting si sarebbe svolto il 26 settembre, proprio alla vigilia dell'arrivo di William Barr al Dis.

Il Presidente del Consiglio sarà chiamato a spiegare i motivi per i quali sono state autorizzate le indagini, richieste dagli Usa, relativamente al professore maltese Joseph Mifsud, professore del Link Campus che, per primo, aveva mostrato al mondo quelle che nell'articolo vengono definite "mail compromettenti di Hilary Clinton in mano ai russi". Nei giorni scorsi, tra l'altro, Mario Monti aveva manifestato una certa sorpresa rispetto al fatto che il premier, per così lungo tempo, avesse trattenuto una delega delicata come quella dei servizi segreti e che lui stesso, dopo una prima fase dedicata alla conoscenza, aveva scelto di affidare ad una persona diversa da quella del premier. Si attende adesso, perciò, di capire quali saranno gli sviluppi.