La "zona di sicurezza" che Erdogan ha voluto al confine tra Turchia e Siria appare in queste ore tutt'altro che sicura. Nonostante nei giorni scorsi si sia completata la smobilitazione delle truppe curde, prevista nel patto mediato dai Putin in cambio della seconda tregua, il Rojava però appare tutt'altro che pacificato. Sono ora le truppe siriane di Assad che si scontrano con milizie turche schierate da Erdogan.
L'accordo Erdogan-Putin non evita gli scontri
Il presidente siriano aveva accettato il patto di Sochi sulla tregua, ma aveva al contempo manifestato ostilità verso Erdogan, dichiarando che non avrebbe permesso di fare bottino di guerra dei territori siriani. Ora tra i due eserciti si sono aperte le prime ostilità, le più violente sembrano essere avvenute nelle vicinanze della cittadina Ras al Ain, vicino al confine turco. Si spera che la situazione non degeneri e che le prossime ore non portino notizia di un'escalation, visto che i media siriani hanno già dato notizia anche di altri scontri nei giorni scorsi.
Intanto, Erdogan annuncia l'inizio di pattugliamenti congiunti con l'esercito russo a partire da venerdì e non ha lesinato attacchi al vetriolo agli Stati europei, colpevoli secondo il Sultano di proteggere i curdi: "I terroristi che oggi nutrite con le vostre mani un giorno vi si rivolteranno contro" ha dichiarato. Una fraseologia spinta che si attaglia meglio alla propaganda interna, piuttosto che alle relazioni internazionali. In realtà, il sostegno degli occidentali ai curdi è per ora sembrato relegato all'ambito delle sole dichiarazioni: niente embargo europeo sulle armi e finora nemmeno sanzioni comuni, che però sono state richieste dal Parlamento europeo.
Di Maio condanna Erdogan
In Italia, il Senato ha appena approvato una mozione per chiedere al governo conferma dello stop alla vendita di armi italiane alla Turchia e condanna ulteriori azioni unilaterali di Ankara in Siria, oltre a impegnare il governo italiano a fare pressioni sull'ONU perché invii una forza multilaterale di interposizione.
Di Maio dal canto suo torna a ribadire la contrarietà ad azioni militari e a indicare la via diplomatica. Netta è però la condanna rivolta dal Ministro degli Esteri italiano ad Ankara: "L'aggressione della Turchia sta destabilizzando l'area e mette a rischio la sicurezza non solo dell'Italia ma per tutta l'Europa" ha dichiarato, facendo riferimento al rischio che i foreign fighters dell'ISIS detenuti nelle prigioni finora sotto il controllo curdo, tornino in libertà approfittando del caos provocato dalle ostilità in atto. "La morte di Al Baghdadi è un passo in avanti, ma il rischio di terrorismo rimane grave" ha asserito il Ministro, nell'informativa al Senato sulla situazione in Siria. Di Maio ha poi espresso poi solidarietà al popolo curdo, commentando le condizioni in cui si trova il nord della Siria.