Il Parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione non legislativa con la quale rivolge al Consiglio Ue la richiesta di adottare sanzioni economiche ai danni della Turchia e restrizioni sui visti, se Erdogan non provvederà al ritiro delle truppe dalla Siria. La presa di posizione dei parlamentari europei spezza la sbarre della prigione di indifferenza in cui sembrava finora reclusa la questione del Rojava a livello internazionale.
L’Europa annuncia sanzioni, Trump le ritira
Proprio ieri infatti Trump ha annunciato il ritiro delle sanzioni impartite alla Turchia all’indomani delle violenze nel Rojava.
Al Presidente americano è bastata la nuova “pace”di 160 ore imposta nel nord-est della Siria per effetto dell’accordo tra Erdogan e Putin a Sochi per considerarsi esente da ogni responsabilità riguardo l’avvio dell'operazione Peace Spring, che ha lasciato sul campo qualche decina di morti e decine di migliaia di sfollati.
Sanzioni europee: speriamo non finisca come con l’embargo
La natura ondivaga delle dichiarazioni di Trump in Politica estera è ormai nota, non stupisce più. C’è da sperare invece che, dopo i tentennamenti iniziali, un pacchetto consistente di sanzioni arrivi da parte europea. All’avvio delle violenze delle forze armate fedeli a Erdogan (quasi tutti contingenti di gruppi ribelli siriani, in parte legati alle milizie dell’ISIS), gli Stati europei erano insorti condannando l’operazione in Siria e chiedendone l’immediata cessazione, senza però giungere a una reazione concreta e corale.
Erdogan infatti aveva risposto con la minaccia di inondare il continente europeo di profughi siriani, riuscendo a intimidire il consiglio Affari Esteri, che non era approdato alla predisposizione di alcuna misura comune, preferendo lasciare l’iniziativa ai singoli Stati. Nemmeno la misura più attesa veniva adottata: l’embargo sulle armi.
La risoluzione europea e le minacce turche sui migranti
Oggi il Parlamento europeo riapre la partita, approvando una risoluzione non legislativa rivolta al Consiglio Ue con la quale chiede l’adozione di sanzioni che colpiscano la Turchia e restrizioni ai visti per i funzionari turchi. Per un Paese come la Turchia, la cui moneta esce da una crisi seria e i cui mercati sono fortemente interconnessi con quelli europei le misure economiche dell’Europa potrebbero avere un effetto più rilevante rispetto all’embargo sulle armi prospettato e non raggiunto nelle scorse settimane.
Il Parlamento europeo nella risoluzione torna a condannare la Turchia e a sottolineare il ruolo dei curdi nella lotta al terrorismo di matrice islamista che aveva in Siria la sua roccaforte. Ora bisogna sperare che i leader europei agiscano in Consiglio come loro richiesto dal Parlamento, senza arretrare davanti alla minaccia turca di aprire la via ai flussi migratori – intimidazione rinnovata oggi per bocca di Omer Celik, portavoce dell’AkParti, il partito di governo.