"Dal 2022 senza un intervento risolutivo del governo, per andare in pensione serviranno solo 67 anni di età", inizia così una intervista rilasciata al "Corriere della Sera" da Alberto Brambilla, noto esperto di Pensioni. Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali, attualmente consigliere economico del governo perché nominato dal governo giallo-verde con incarico che scadrà esattamente tra un anno, ha affrontato tanti temi caldi nella sua intervista. Dagli ipotetici 3 mesi in più di finestra, allo scalone di 5 anni del 2022. Un discorso a 360 gradi quello del noto esperto previdenziale, completato con una sua personale proposta di riforma, la Quota 103.

Cosa deve fare il governo per Brambilla

Secondo Brambilla la Quota 100, essendo misura temporanea, lascia in campo un evidente problema che l'attuale esecutivo deve risolvere. Anche se venisse confermata la durata della sperimentazione fino al 31 dicembre 2021, senza un correttivo, dal 2022 per andare in pensione serviranno quasi esclusivamente i 67 anni della legge Fornero e della pensione di vecchiaia. Anche Brambilla quindi affronta la problematica dello scalone, cioè dei 5 anni di differenza tra gli ultimi lavoratori che rientreranno in Quota 100 e i primi che verranno esclusi. Trattasi di un "problema che va affrontato per tempo", così Brambilla sprona l'attuale esecutivo a mettersi subito al lavoro.

Nell'intervista, a Brambilla viene chiesto un giudizio sulla proposta di Italia Viva di cancellare subito la Quota 100. "Molti lavoratori e molte aziende hanno già siglato accordi per l'uscita dal lavoro di chi rientra in quota 100, la cancellazione della misura provocherebbe nuovi esodati", questo il giudizio nettamente contrario di Brambilla, alla proposta di Renzi e del suo nuovo soggetto politico.

Anche la finestra di uscita che sposta da 3 a 6 e da 6 a 9 mesi la decorrenza della pensione, rispettivamente per lavoratori del settore privato e del pubblico impiego, serve a poco, anche se è un provvedimento che Brambilla reputa fattibile.

La proposta alternativa

Il ritmo delle domande di Quota 100, cioè l'andamento con cui gli italiani stanno presentando istanza di accesso, secondo Brambilla è chiaro nel dimostrare che ormai chi traeva vantaggio maggiore dalla misura ha già aderito.

Si tratta di coloro che provenivano dal sistema retributivo e che hanno perduto pochissimo in termini di assegno di pensione. Dal prossimo anno chi uscirà con Quota 100 avrà gran parte dell'assegno calcolato col penalizzante sistema contributivo. Le domande per Quota 100 saranno sempre meno: il governo, secondo Brambilla, dovrebbe attuare una riforma che dia la possibilità ai giovani di non subire le pesanti regole Fornero.

Per la pensione di vecchiaia, un lavoratore con carriera nata nel sistema contributivo uscirebbe a 67 anni ma solo se ha una pensione di almeno 1300 euro al mese. Sono le norme della legge Fornero sulla pensione contributiva, che fissano "limiti troppo alti che tagliano fuori il 70% di lavoratori, viste le retribuzioni troppo basse di oggi", questo il pensiero di Brambilla.

Ecco quindi che si dovrebbe virare verso una pensione a 64 anni con 39 di contributi, una quota 103. Se varata subito Quota 103, per Brambilla si potrebbe chiudere Quota 100 anche un anno prima, cioè dal 2021. Insieme a Quota 103, Brambilla propone anche una pensione anticipata con 42 anni e 6 mesi di contributi, lasciando in campo l'anno di sconto per le donne.