Sono lontani i tempi in cui si mormorava che l'asse tra Movimento Cinque Stelle e Lega fosse reso saldo dal rapporto personale tra Luigi DI Maio e Matteo Salvini, oggi invece i toni tra le parti sono quelli tipici degli avversari politici che non se le mandano a dire. Prima dell'evento del Paladozza di Bologna il leader leghista aveva ironizzato sul fatto che fossero finiti i cappellini per 'Di Maio presidente', mentre il capo politico grillino, da ospite di "Accordi e disaccordi" su Nove, non ha risparmiato critiche piuttosto dure al numero uno della Lega e lo ha etichettato, tra le altre cose, come una persona che pensa prevalentemente al proprio tornaconto.
Per Di Maio Salvini pensa agli affari suoi
Rispondendo alla domanda di Andrea Scanzi che gli ha posto il quesito su chi sia, per lui, Matteo Salvini, Di Maio è stato piuttosto duro sul suo ex alleato. L'accusa, neanche tanto velata, è che si ci si trovi davanti ad una persona che bada principalmente al suo interesse e all'ambizione personale. "È - ha sottolineato il Ministro degli Esteri - una persona che pensa agli affari suoi". E non manca di citare quale, a suo avviso, sarebbe stati i diversi motivi di disaccordo tra la Lega ed il Movimento Cinque Stelle. "Non volevo - ha rivelato - dargliela vinta.
Io volevo tagliare i parlamentari"
Di Maio condivide la definizione di Scanzi e Travaglio
Marco Travaglio, in molteplici editoriali apparso su Il Fatto Quotidiano, ha ribattezzato Matteo Salvini "ca...ro verde", Andrea Scanzi, invece, ha scritto un libro titolandolo con la medesima definizione conferita al numero uno della Lega. Un'etichetta che, a sentire Di Maio, trova piena condivisione da parte del numero uno del Movimento Cinque Stelle. "Ca...ro verde - ha sottolineato - è una definizione che, in questo momento storico, è utile".
Il Ministro, inoltre, ritiene anche che certi attacchi non debbano andare nella direzione che stanno prendendo. "Non sono d'accordo - ha affermato - che Salvini si debba attaccare sulla questione del fascismo, è solo un favore che gli si fa".
A quel punto preferisce puntare il dito contro il leader della Lega andando ritroso e rintracciando ulteriori motivi di disaccordo tra il Carroccio e i pentastellati. "Dice - ha sottolineato Di Maio - di lottare contro l'establishment, ma quando stavamo al governo insieme non voleva togliere le concessioni ai Benetton e difendeva la multinazionale Arcelor Mittal invece di difendere i cittadini di Taranto, allora gli italiani capiscono di che persona e di che partito stiamo parlando". Parole che suggeriscono, qualora ve ne fosse stato ulteriore bisogno, che i tempi della convivenza nella maggioranza gialloverde sono ormai distanti anni luce.