Nonostante l'avesse sottoscritta nel 2014, l'Ungheria non ha ratificato la Convenzione di Istanbul. Il trattato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della violenza domestica e la protezione delle vittime è stato infatti accusato di favorire la cosiddetta "ideologia gender" e la migrazione illegale.

David Vig, direttore di Amnesty International Ungheria, ha espresso la sua preoccupazione e ha chiesto al governo di rivedere la sua decisione.

La Convenzione di Istanbul

Approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nel 2011, la Convenzione di Istanbul è un avanzato strumento internazionale volto a creare un quadro giuridico per proteggere le donne da ogni forma di violenza, con particolare attenzione alla prevenzione della violenza domestica e alla protezione delle vittime.

Fino ad ora è stata ratificata da 34 Stati tra cui anche l'Italia, che l'ha approvata nel 2013.

Il trattato stabilisce una serie di reati caratterizzati da violenza contro le donne tra cui la violenza psicologica, fisica e sessuale, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali nonché gli atti persecutori come lo stalking.

Le accuse dell'Ungheria su ideologia gender e migrazioni

Tra le altre cose, nella Convenzione si parla anche di "violenza di genere", riferendosi in questa maniera a tutte quelle forme di abuso subite da chi viene discriminato in base al sesso, dunque anche le persone non binarie e transgender. Proprio da qui ha origine una delle accuse che il Parlamento d'Ungheria ha rivolto alla Convenzione, che conterrebbe un approccio inaccettabile al "genere".

Secondo il partito conservatore Fidesz e il Partito popolare cristiano democratico (Kdnp) il testo favorirebbe infatti la cosiddetta "ideologia gender", che negherebbe la differenza biologica tra uomini e donne. In riferimento alla Convenzione, il deputato Lorinc Nacsa ha parlato di un “approccio ideologico contrario alla legge ungherese e alle credenze del governo”.

Un'altra accusa riguarda il tema della migrazione illegale. La ratifica della Convenzione, infatti, comporterebbe anche l'obbligo per l'Ungheria di concedere asilo e garantire protezione ai rifugiati che nel nel loro Paese di origine sono discriminati e perseguitati a causa del loro orientamento sessuale o di genere. Il timore è che, come conseguenza, ciò potrebbe favorire e facilitare l'immigrazione clandestina.

Il commento del direttore di Amnesty International Ungheria

Non sono mancate le proteste contro questa decisione del governo. “Si tratta di una decisione estremamente pericolosa", così ha commentato la questione il direttore di Amnesty International Ungheria David Vig, sottolineando come, dall’inizio dell'emergenza Coronavirus, in Ungheria i casi di violenza domestica siano raddoppiati.

Lo scenario è alquanto preoccupante, considerando anche che per gestire la pandemia il governo di Viktor Orbàn dallo scorso aprile ha assunto pieni poteri. Vig ha evidenziato il fatto che già prima dell'emergenza sanitaria il governo non si è dimostrato capace di contrastare la violenza contro le donne, come dimostra anche il basso numero di indagini e di processi al riguardo.

L'appello del direttore ungherese di Amnesty International è chiaro: “Chiediamo all’Ungheria di rivedere questa decisione e ratificare urgentemente la Convenzione di Istanbul".