Alessandro Sallusti dedica il suo editoriale su Il Giornale al Movimento 5 Stelle. In particolare ha scelto di analizzare quello che sembra l’umore all’interno del movimento pentastellato, dove i risultati elettorali che lo consacrarono primo partito italiano alle politiche del 2018 sembrano davvero lontani. A partire da quella che sarebbe una spaccatura interna in cui si contrapporrebbero due fazioni.
Quella degli integralisti rispetto alle posizioni della prima “ora” e quella dei così detti ‘governisti”. Tuttavia, secondo Alessandro Sallusti ci sarebbero i margini anche per giustificare possibili divisioni con motivazioni non necessariamente afferenti alla sfera ideologica.
L'analisi di Sallusti nell'editoriale su Il Giornale
Il Movimento 5 Stelle, come è noto, è nato come un partito anti-establishment. Combatteva i privilegi della Politica, come le autoblu e l'abolizione di vitalizi, ad esempio; in generale, tutte le situazioni che configuravano una situazione di vantaggio di chi si occupa della cosa pubblica come rappresentate del popolo.
Principi per il quale si batte tutt’ora, ma con qualche uscita di strada rispetto a quello che sembrava poter essere il percorso iniziale. Si fa riferimento al contratto stipulato con la Lega durante il governo Conte 1 e al sodalizio giallorosso con il Partito Democratico al governo e in alcune tornate elettorali amministrative. “Le contraddizioni - spiega Sallusti - all’interno di un movimento anti-casta che si è fatto casta sono inevitabili”.
Sallusti cita Di Maio e Fico come simbolo della corrente al potere
Il punto di vista del direttore del giornale appare chiaramente critico. “Il punto - incalza - è che qualcuno le contraddizioni le ha digerite in cambio di importanti ricompense, altri no”.
Un pensiero che individuerebbe due potenziali correnti grilline in disaccordo. “I primi - evidenzia - sono tutti coloro che hanno partecipato e stanno partecipando al banchetto del potere”. Al pensiero aggiunge la parantesi in cui cita due protagonisti dell’universo pentastellato che oggi hanno posizioni importanti. “Da Di Maio e Fico - puntualizza Sallusti - per intenderci”. Nomi che corrispondono al ministro degli Esteri, già vicepremier e ministro del Lavoro nel Conte 1, e Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati. “I secondi - scrive il giornalista - sono i tanti che non sono stati invitati e che non ce la fanno più a stare a digiuno al fianco di amici che si abbuffano e brindano i continuazione”.
Sallusti parla di deputati e senatori che, a suo avviso, sarebbero chiamati solo a schiacciare il bottone come disposto dalla volontà del M5S, obbedendo per non essere esclusi. “Fateci caso - evidenzia Sallusti - tra i ribelli non ce n’è uno che abbia un ruolo all’interno del governo, del Parlamento o dei tanti organi dello Stato".