Andrea Crisanti si è vaccinato. Le sue parole arrivate qualche settimana fa erano state fraintese e strumentalizzate fino a mettere in dubbio che uno scienziato come lui potesse non fidarsi del vaccino anti-Covid. "Ma io - precisa al Corriere della Sera - avevo solo detto che prima di farlo avrei voluto un conforto scientifico". Conforto che, evidentemente, c'è stato, al punto che il microbiologo dell'Università di Padova è stato tra i primi italiani ad essere vaccinato.

Crisanti non ha dubbi che la vaccinazione sarà una "svolta" nella lotta contro il virus, ma sa bene come serviranno mesi affinché si arrivi ad un reale effetto sulla situazione epidemiologica collettiva. Nel frattempo ci saranno ancora mesi in cui ci si interrogherà sulle linee guida da seguire, sulle strategie di contenimento da adottare e forse di polemiche su possibili diversità di vedute sulla direzione da prendere.

Vaccino anti-Covid: Crisanti spiega il ruolo della variante inglese

Secondo il microbiologo occorrerà raggiungere almeno il 50% dei vaccinati per iniziare a valutare in concreto i benefici sotto il profilo epidemiologico.

Ma il vero obiettivo è raggiungere la cosiddetta "immunità di gregge". Nel corso dell'intervista Andrea Crisanti ha spiegato che oggi non è possibile stabilire una percentuale sulla base di quelli che sono nuovi fattori entrati in campo. A sparigliare le carte potrebbe essere l'entrata in azione della così detta "variante inglese". Con l'R0 riconosciuto al Sars Cov2 (fissato nel range tra 2,6 e 3) l'immunità di gregge sarebbe tra il 70 ed il 73% della popolazione. Qualora l'ormai nota struttura del virus isolata oltre Manica dovesse iniziare ad acquisire un ruolo da protagonista bisognerebbe arrivare all'80-85%. L'incremento è dovuto alla maggiore diffusibilità e identificata da un R0 fissato tra 3,6 e 4.

Coronavirus, Crisanti fissa due tappe

Le scadenze fissate da Crisanti sono perciò essenzialmente due: giugno e fine anno. A metà 2021 si potrebbe arrivare a oltre la metà delle persone vaccinate, iniziando a respirare rispetto alla fase di apnea che si vivrà fino ad allora. A fine anno, invece, si potrà anche iniziare a pensare di mettere via la mascherina. E nel frattempo? C'è da stringere i denti con la consapevolezza che le cose potrebbero migliorare.

L'avanzare della diffusione del vaccino, secondo Crisanti, sarebbe già un primo parametro efficace. "Più gente si vaccina, più l'indice di contagio dovrebbe abbassarsi perché è come mettere un'altra barriera al Covid, più forte del distanziamento sociale e della mascherina".

Riapertura scuole, il punto di vista di Andrea Crisanti

Crisanti ha auspicato che, unitamente ad un efficace sistema di tracciamento, questi scenari potrebbero pensare aun graduale allentamento delle misure restrittive. Oggi, però, è ancora presto. Almeno a giudicare dalle sue parole e in una fase in cui si inizia a pensare ad un restringimento delle limitazioni per il mese di gennaio.

"Le zone gialle - ha precisato - non funzionano e le zone rosse funzionano. Non sappiamo però se funzioneranno nel momento in cui riapriremo le scuole".

Chiamato a rispondere su cosa si potrebbe fare ove la riapertura delle scuole generasse un nuovo incremento dei casi di Coronavirus, Crisanti ha replicato: "In questo caso forse varrà la pena di pensare alla vaccinazione dei ragazzi".

Una considerazione che potrebbe aprire riflessioni sulla base del fatto che si è sempre immaginato di dare priorità ad altre categorie, potenzialmente più fragili dei giovani nello sviluppo della malattia come ad esempio gli anziani. L'idea del microbiologo sarebbe quella di creare una sorta di barriera negli istituti scolastici, tenuto conto che la loro riapertura genera il movimento quotidiano di milioni di persone.