Ahmadullah Muttaqi, funzionario talebano, ha dichiarato attraverso i social media che la cerimonia di insediamento è in preparazione al palazzo presidenziale di Kabul. Secondo indiscrezioni, a guidarlo dovrebbe essere Mullah Baradar. La cerimonia che inaugurerà il governo del nuovo Emirato avrà come sfondo un Afghanistan prossimo al collasso economico e umanitario.
Nuovo Emirato: le reazioni di Stati Uniti ed Europa
I militanti islamisti hanno governato l'Afghanistan per cinque anni, dal 1996 al 2001. Il loro consiglio direttivo non era eletto e applicava una forma radicale di legge della Sharia. Servì l’intervento dei militari statunitensi per porre fine alla tirannia che imperversava in quel periodo. Ora quegli stessi militanti sono tornati al potere, ma sembrano decisi a cambiare approccio, e promettono un governo più “morbido”.
Nonostante ciò, gli Stati Uniti e l’Europa mettono in dubbio le rassicurazioni del nuovo Emirato e sostengono che il riconoscimento formale del nuovo governo (e qualsiasi aiuto economico che ne conseguirà) dipenderà dalle azioni dei talebani al potere.
L'UE, in particolare, chiarisce che il nuovo Emirato non otterrà alcun riconoscimento fino a quando non formerà un governo inclusivo, rispetterà i diritti umani e fornirà libero accesso agli operatori umanitari.
Nuovo Emirato: le sfide del nuovo governo
Il governo del nuovo Emirato Islamico dovrà gestire una situazione tutt’altro che semplice. L'ONU avverte di un'incombente catastrofe umanitaria in tutto l’Afghanistan: 40 milioni di persone affronteranno una grave siccità, una crescente insicurezza alimentare e gli strascichi di una guerra ventennale che ha costretto migliaia di famiglie ad abbandonare le proprie abitazioni.
La direttrice nazionale del Programma alimentare mondiale in Afghanistan, Mary-Ellen McGroarty, sostiene che da quando i talebani hanno preso il potere, la crisi si è propagata a macchia d’olio.
"La situazione che abbiamo in corso in questo momento è assolutamente orrenda e potrebbe trasformarsi in una catastrofe umanitaria", ha dichiarato alla Reuters. È probabile, inoltre, che le scorte di cibo distribuite dalle Nazioni Unite si esauriscano per gran parte del Paese entro la fine di settembre.
C’è poi un problema di liquidità. L'Afghanistan ha bisogno di denaro. Il nuovo capo della banca centrale nominato dai talebani rassicura il Paese, ma è improbabile che il nuovo Emirato riesca a mettere le mani sui fondi necessari e in tempi brevi. In merito alla questione, Zabiullah Mujahid, portavoce ufficiale del nuovo regime, ha dichiarato al quotidiano italiano la Repubblica che la Cina è il “principale partner” dei talebani e che “rappresenta un'opportunità fondamentale e straordinaria” perché si dice “pronta ad investire e ricostruire l’Afghanistan”.
Il sostegno di Pechino
“Possediamo ricche miniere di rame che, grazie ai cinesi, verranno modernizzate”, dice Zabiullah Mujahid. “Infine, la Cina rappresenta il nostro biglietto per i mercati di tutto il mondo”. I talebani intrattengono rapporti anche con il Cremlino che, secondo Mujahid, starebbe “mediando per creare le condizioni per una pace internazionale”.
Intanto, i combattenti talebani sono entrati nella regione del Panjshir e hanno assunto il controllo di alcuni territori. O almeno questo è ciò che sostiene il portavoce del nuovo regime. Il Fronte di resistenza nazionale dell’Afghanistan sostiene di aver respinto tutti gli attacchi dei talebani, e che tutti i territori sono ancora sotto il proprio controllo.