La formazione del nuovo governo talebano passa per uno scontro violento tra il vicepremier Abdul Ghani Baradar e il ministro degli Interni Sirajuddin Haqqani. Lo scontro è avvenuto nel palazzo presidenziale di Kabul e alla rappresaglia hanno preso parte anche altri talebani presenti, sostenitori delle due figure di spicco del nuovo governo ad interim. Parrebbe che il violento alterco si sia in seguito trasformato in uno scontro a fuoco e che Baradar ne sia uscito ferito.

Afghanistan: le tensioni interne del nuovo esecutivo

Il nuovo governo ad interim è appena nato e già le prime lotte interne minacciano di sfasciarlo.

Di certo non è un buon segnale per la comunità internazionale che, dopo la richiesta di riconoscimento da parte dei talebani, sta guardando con attenzione a cosa accade in Afghanistan. Coinvolti in questa lotta intestina ci sono Abdul Ghani Baradar, a capo dell’ala “moderata” del nuovo Emirato Islamico, e Sirajuddin Haqqani, più radicale rispetto al vicepremier.

I social locali riportano che le tensioni interne erano già forti prima della creazione del nuovo esecutivo ad interim. Pare che Abdul Ghani Baradar, imprigionato per 9 lunghi anni e poi rilasciato per negoziare i termini di Doha, spingesse per un governo inclusivo che comprendesse anche delle donne. Una strada, questa, che avrebbe convinto la comunità internazionale a riconoscere il nuovo governo.

Pare però che il ministro Sirajuddin Haqqani non la pensasse allo stesso modo. Il pomo della discordia avrebbe quindi portato i due e i rispettivi sostenitori a uno scontro fisico.

Talebani: rissa a palazzo

La Bbc ha confermato, attraverso le proprie fonti, la veridicità delle voci che circolano sui social locali. La divergenza di opinioni tra Abdul Ghani Baradar e Sirajuddin Haqqani avrebbe generato una rissa all’interno del palazzo presidenziale di Kabul.

Baradar chiedeva nomine di esponenti più moderati, aperti all’inclusione nel nuovo governo di donne e azzardando che si sarebbero potuti nominare esponenti dei governi che hanno collaborato con gli americani. Questa manovra avrebbe avuto un fine ben preciso: sedare i timori della comunità internazionale, che ha chiesto ai talebani segnali di apertura sulle questioni relative ai diritti delle donne e individuali.

Sirajuddin Haqqani non era però d’accordo con la visione moderata di Baradar e vi si è subito opposto. Baradar avrebbe inveito prima contro Sirajuddin Haqqani e poi contro Khalil ur-Rahman Haqqani, capo del dicastero per i Profughi. Da qui la rissa, che sarebbe degenerata in uno scontro a fuoco. Voci non confermate parlano di un Baradar ferito e ricoverato in ospedale a Kandahar

Il clima fuori dal palazzo presidenziale

Mentre i ministri del nuovo esecutivo cercano di sedare le proprie divergenze, fuori dal palazzo presidenziale i civili si muovono in protesta. Sono le donne a protestare, lanciando una campagna sui social contro le restrizioni imposte loro dai talebani. L'hashtag che usano è #DoNotTouchMyClothes, ossia “Non toccare i miei vestiti”.

La campagna si sostanzia in tante foto postate sui social che ritraggono donne vestite con abiti dai colori vivaci, caratteristici della tradizione afgana.

La mente dietro la campagna è quella di Bahar Jalali, un’ex docente di storia all'Università americana di Kabul. Jalali è stata la prima a rivendicare la libertà d’espressione che i talebani vorrebbero nascondere dietro il burqa. I risultati si sono visti immediatamente: in poco tempo la campagna è diventata virale.