Mentre preparano quello che potrebbe essere l’ultimo tour dopo 54 anni di attività, i Genesis riflettono sulle occasioni perse e guadagnate lungo la strada, su come siano sopravvissuti all’ondata punk e sui motivi che hanno spinto Phil Collins ad abbandonare la batteria. In un’intervista rilasciata alla BBC, i Genesis parlano del rapporto col punk e del loro ultimo tour.

I Genesis sono una band 'Below the radar'

Secondo il tastierista Tony Banks, “i Genesis sono sempre stati leggermente al di sotto del radar". La band di prog rock non è mai stata “parte di un trend attuale”.

I Genesis non miravano a ottenere premi. La musica era ed è ancora la cosa importante. Sperimentare e dare voce ai tormenti interiori che ogni artista si porta dentro ha permesso alla band di arrivare al top e rimanere a certi livelli per tanti anni, pur rimanendo “sotto il radar”. E vendere 150 milioni di album, nonostante la filosofia “below the radar”, non è cosa da tutti.

Ogni band emergente dovrebbe guardare ai Genesis, al loro modo di lavorare e di proporre musica. Da Peter Gabriel ad oggi, la band non ha mai smesso di rivoluzionare il panorama musicale. La stravagante proposta iniziale, con Gabriel che saliva sul palco tutto bardato e cercava sempre di superarsi, lasciava intuire che qualcosa di grosso bollisse in pentola e che non si trattasse di una spettacolarizzazione fine a se stessa.

C’era del genio dietro le follie indossate da Gabriel. Erano la libertà espressiva vista da un’angolazione del tutto inedita. Questioni di prospettive che solo il vero genio ha e riesce a veicolare. E poi c’era la tecnica. Tanta tecnica che, unita alla teatralità, hanno fatto dei Genesis una leggenda del prog rock.

Genesis: Phil Collins si racconta

A stretto giro, la band comincerà il suo The Last Domino? Tour, ultimo tour mondiale ritardato due volte a causa dalla pandemia. Nonostante ciò, avanza loro del tempo per rilasciare un’intervista alla BBC TV. La band si è presentata in un capannone che non riusciva a smussare i suoni della strada.

Phil Collins, che negli ultimi anni ha sofferto di problemi che gli hanno impedito di suonare, sembrava di buon umore, anche se per camminare doveva usare un bastone. Banks e Rutherford erano invece rilassati mentre prendono posto.

Nel corso dell’intervista, Collins ripercorre gli inizi e il periodo in cui Gabriel annunciò la sua uscita di scena. Il batterista dei Genesis racconta come si sia ritrovato a vestire i panni del cantante dopo l’addio di Gabriel. “Ho stabilito cosa avrei fatto e cosa non avrei fatto. Personalmente ho sentito che alcune delle immagini, i costumi e così via, intralciavano la voce. Non pensavo che sarei stato molto bravo a fare quella roba teatrale […], così ho detto: 'Guarda, posso cantare le canzoni, ma qualsiasi altra cosa sarà un po' un punto interrogativo”.

E per questo ultimo grande evento, Collins canterà da seduto. A presidiare la batteria ci sarà suo figlio. Collins racconta che lo vedeva suonare da piccolo, all’età di cinque anni, e già ne intuiva le doti.

Il rapporto con il punk

Collins e soci sostengono la stessa tesi. Il successo è arrivato perché l'esplosione del punk e della new wave di fine anni '70 non ha avuto alcun impatto su di loro. “Ci ho sempre visto come leggermente separati da tutto questo”, ha detto Collins. “E quando è arrivato il punk, noi eravamo via: tre tour americani e tre tour europei”.

“Ho sempre pensato che fossimo fortunati ad essere gli ultimi rimasti in piedi", aggiunge Banks. “A quel punto i nostri concorrenti, persone come Yes ed ELP, erano svaniti. Quindi eravamo gli ultimi di quel bastione prog.”.