Se pensate di essere più giovani di quanto la vostra carta d'identità non dica è meglio che evitiate i test sulla memoria.

Secondo uno studio della Texas A&M University pubblicato su Science, ottenere risultati non brillanti in un test della memoria influenza una persona in età adulta a tal punto da farlo sentire più vecchio per via dell'invecchiamento soggettivo. Basta il solo pensiero di un test di memoria, secondo i risultati della ricerca basata su una serie di quattro esperimenti.

Il primo esperimento ha coinvolto 22 uomini e donne con un'età media biologica di 75 anni reclutati tra la zona cittadina prossima all'università.

Nella prima prova, ai partecipanti sono stati mostrati un pezzo di carta con una linea non segnata e detto loro che ogni millimetro sulla linea equivale a un anno. Sulla linea è stato chiesto loro di attribuirsi l'età a loro giudizio più appropriata. A questi è stata quindi data una lista di 30 parole da ricordare con un test di memoria di cinque minuti.

Prima della prova, l'età media soggettiva era di crica 59 anni. Successivamente, i partecipanti hanno riferito di sentirsi circa 63 anni.

Volendo andare oltre l'area dell'università, i ricercatori hanno fatto altri tre esperimenti reclutando altri 50 partecipanti: metà tra i 20 e i 30 anni, l'altra metà sui 60. Fatto il test, i più anziani hanno sentito di avere quattro anni in più, mentre i più giovani non hanno percepito variazioni.

In un altro esperimento su due gruppi di 27 persone intorno ai 60 anni, è stato chiesto di svolgere a un gruppo il test di memoria, all'altro un test sulle competenze linguistiche. Chi ha fatto il secondo non ha lamentato il famigerato invecchiamento soggettivo.

Nell'ultimo esperimento sono stati presi in esame 30 persone tra i 50 e i 60 anni.

Dopo il test di memoria, tutti loro hanno ancora una volta lamentato di sentirsi più invecchiati di quattro anni.

Insomma che con l'età la memoria possa fare cilecca è più che uno stereotipo. Il fatto però che tutti gli over 50 indicassero prima dei test un'età inferiore rispetto a quella che realmente hanno secondo gli studiosi è anche sintomo di quanto sia cambiata nei nuovi "anziani" l'idea dell'esserlo.