La fibromialgia più che essere una malattia, è meglio definirla una sindrome infatti i sintomi costituiti da dolore cronico, astenia (affaticamento), insonnia, ansia ed alterazioni del tono dell'umore sono diffusi in tutto il corpo e non riguardano un organo che è colpito in modo esclusivo ma la quasi totalità dei distretti corporei.
Per facilitare la diagnosi sono stati individuati i cosiddetti "tender points" ovvero 18 aree dislocate in tutto il corpo in cui il dolore si concentra prevalentemente. Le nuove linee guida in medicina, però, vista la complessità della sindrome, suggeriscono che i medici accanto a questo esame affianchino l'uso di un' intervista strutturata che permetta di rilevare gli aspetti cognitivi e psicologici che sono sempre sottesi a tale patologia.
Per molto tempo i medici, non riuscendo ad individuare una causa organica definita, hanno sottolineato l'origine psicosomatica della sindrome visto che i soggetti lamentano spesso un quadro depressivo o ansioso.Ricerche recenti fanno invece protendere verso una possibile alterazione organica.
La Harvard Medical School, dopo accurate analisi neurologiche, ha concluso che vi sarebbe in tali pazienti un'elaborazione diversa del dolore da parte del sistema nervoso centrale. Nelle riviste scientifiche Brain e Pain sono stati pubblicati degli studi che mostrano come nei soggetti con fibromialgia vi sarebbe una "neuropatia delle piccole fibre". Questo significa un'anomalia delle piccole fibre che sarebbero inferiori come numero e in molte la guaina mielinica è meno spessa del normale o assente.
Si attendono ulteriori studi per capire da cosa proviene la sensazione di dolore: se sono iperattive le cellule danneggiate o se vi sia una selezione selettiva degli stimoli dolorosi mentre si ignorano le sensazioni positive. Si pensa comunque che alla base vi sia un processo infiammatorio.
Per quanto riguarda le indicazioni di trattamento, secondo le nuove linee guida in medicina, è bene che i medici si astengono dall'uso esclusivo di farmaci anti-infiammatori o psicofarmaci ma abbinino alla terapia farmacologica anche quella psicologica, e tra le diverse scuole di psicoterapia una che si è rivelata molto utile è quella ad indirizzo cognitivo-comportamentale.
È suggerita nei casi meno gravi anche attività fisica moderata, ad esempio farsi seguire da un bravo fisioterapista per impostare tramite esercizi attivi e passivi una rieducazione posturale. Consigliate sono le attività di integrazione psicosociale visto lo stato di isolamento in cui, alle volte, si chiudono questi pazienti.
Molto utile adottare tecniche di agopuntura o il ricorso, nei casi più lievi, a dei rimedi naturali di tipo fitoterapico. Lo scopo finale è quello di garantire una migliore qualità della vita rendendo il meno invalidante possibile questa patologia.