Scoperta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche della Seconda Università degli Studi di Napoli una pianta mediterranea che sarebbe in grado di annientare le cellule maligne di una particolare forma di tumore cerebrale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazione Plos One, curata da un'organizzazione no-profit di scienziati e medici, dando un'importante svolta e speranza nella ricerca di una possibile cura verso un cancro al cervello che al momento permette solo al 5% dei pazienti di sopravvivere, il glioblastoma, o glioblastoma multiforme.





La pianta - Sarebbe l'estratto liquido della Ruta graveolens ad annientare il glioblastoma, o anche conosciuto con la sigla GBM, una particolare tipologia di cancro tra i più comuni ma anche tra i più maligni tra le neoplasie della glia. Conosciuta per le sue proprietà antiemorragiche, antispasmodiche intestinali e digestive, la Ruta, appartente alla famiglia delle rutacee come il limone, era utilizzata un tempo per eliminare i porri utilizzandone proprio la polpa e il succo, nonostante abbia un'azione altamente irritante sulla pelle. Anche le foglie sono state più volte utilizzate per la cura di contusioni delle ossa o lesioni ai tendini con particolare attenzione alle controindicazioni legate alla possibile formazione di vescicole dovute a infiammazioni cutanee.

Al giorno d'oggi, invece, dalla Ruta comune si estrae la rutina, un particolare tipo di flavonoide, utilizzato nelle industrie farmaceutiche per la cura, ma anche per la prevenzione, della fragilità capillare.



Lo studio - I ricercatori della Seconda Università di Napoli, tramite uno studio pre-clinico con cellule in vitro, hanno invece scoperto che proprio l'estratto della particolare pianta permetterebbe di eliminare le cellule maligne che causano il glioblastoma, che sopravvivono di seguito al trattamento di chemioterapia e radioterapia portando il paziente al decesso nell'arco di un anno o al massimo 15 mesi, rari sono i casi di sopravvivenza oltre i tre anni dalla definizione della diagnosi.

La percentuale di guarigioni dal glioblastoma è molto bassa e si aggira intorno al 5%. La sostanza estratta dalla Ruta graveolens non attaccherebbe dunque le cellule sane degli emisferi cerebrali, ma farebbe una selezione, come osservato nella morte delle cellule tumorali coltivate in vitro dai ricercatori. L'importante scoperta potrebbe portare a dei grandi passi avanti nell'utilizzo di piante erbacee comuni e diffuse sul nostro territorio per curare e trovare delle nuove terapie per i rari tumori cerebrali.