Da anni ormai si propongono sostanze naturali dai più disparati benefici e molte di queste li hanno effettivamente, ma ricerche recenti tendono ad escludere il sale rosa dell'Himalaya. Estratto in grandi quantità dalla miniera di Khewra nella provincia del Punjab in Pakistan, vicino alla catena montuosa dell'Himalaya, è rinomato già dal 320 a.c. per le sue blasonate proprietà nutrizionali. Al pari del comune sale da cucina, esso è costituito per il 70% di cloruro di sodio, i restanti sali sono cloruri di calcio e manganese. Vi è poi una piccola percentuale di impurità in tracce che presenta tutti gli altri elementi conosciuti.

Il sale nella dieta

Il sale assunto attraverso la dieta giornaliera, cioè quello aggiunto alle pietanze oppure già presente nei cibi, non supera i 10 grammi con cui si apportano circa 4 grammi di sodio. Il sodio è necessario allo svolgimento delle naturali funzioni cellulari ma il nostro corpo ne espelle tra i 0,1 e i 0,6 grammi attraverso urina e sudore pertantodeve essere reintrodotto. Le raccomandazioni IARC (International Agency of Research on Cancer) consigliano di ridurre il consumo di sale in quanto la massiccia presenza di sodio può portare a squilibri elettrolitici e problemi cardiovascolari. Anche se si riducesse fino a 6 grammi il consumo giornaliero di sale, l'apporto di sodio sarebbe comunque più che sufficiente a reintegrare le perdite.

Secondo molti nutrizionisti potremmo anche evitare di salare gli alimenti, accontentandoci di ingerire alimenti insipidi. Ma ovviamente non se ne parla proprio!

Microelementi del sale rosa

Il sale di Khewra, oltre al sodio, contiene anche ossidi di ferro (tra 0,24 e 50 mg per chilogrammo di sale) che gli conferiscono una colorazione che varia dal rosa al rosso acceso.

Questo potrebbe indurre a credere che possa fornire tutto il ferro necessario, ma le cose sono stanno così.Il fabbisogno giornaliero di ferro nell'uomo adulto è di circa 10 mg, 27 nelle donne gravide e 10 nelle donne anziane. Se consumassimo 5 grammi di sale di Khewra (attenendoci alle raccomandazioni IARC) assumeremmo dai 0.01 ai 0.25 mg di ferro, una quantità troppo scarsa.

C'è molto più ferro nel tuorlo d'uovo e nei fagioli. Anche le foglie di menta e il pepe nero ne contengono molto, ma quanto ne aggiungiamo nelle varie ricette? Poco.

Altra questione è quella relativa all'assenza di iodio,tanto che l'India ne ha vietato la vendita e il consumo alimentare. Lo iodio è indispensabile alla corretta funzionalità della tiroide, ma nessun sale naturale ne contiene in dosi adeguate, pertanto vengono tutti integrati artificialmente. Abbiamo quindi verificato la carenza di ferro e di iodio in un sale alimentare a volte spacciato come integratore.

Altro problema del sale rosa è la presenza di metalli pesanti come piombo e cadmio, elementi dalla nota tossicità potenzialmente mutageni, cancerogeni e teratogeni.

La FAO e l'OMS hanno stabilito che il residuo massimo di cadmio deve essere di 0,5 mg per chilogrammo di sale. Nelle miniere di sale di Khewra sono stati raccolti campioni contenenti anche 9 grammi di cadmio mentre in altri era del tutto assente. Quindi non è possibile stabilire con esattezza il contenuto di metalli pesanti a causa dell'elevata variabilità riscontrata. Tuttavia è bene non fare dell'inutile allarmismo. L'OMS ha stabilito che l'organismo umano può tollerare l'ingestione settimanale di 500 microgrammi di cadmio e il sale rosa dell'Himalaya ne apporterebbe circa 315, non poco visto che è del tutto assente nel sale comune. Insomma sembra che non esista alcuna evidenza scientifica che avvalori le superiori qualità nutrizionali del sale rosa, anzi mette in risalto l'elevato grado di suggestionabilità dell'utenza spesso affascinata dalle teorie proposte da millantatori e venditori seriali che, attraverso gli shop-on line e il libero mercato internazionale, sono interessati soprattutto al profitto senza curarsi delle reali caratteristiche nutrizionali dei loro prodotti.