Altri due prodotti sono stati elaborati senza che la preparazione prevedesse l'uso di olio di palma. Sono le "Chicchi di cioccolato" e i "Fiori di latte" facenti parte della nuova linea Mulino Verde e che vanno ad aggiungersi agli altri 26 prodotti "palma free" della Mulino Bianco. La produzione, che già era stata annunciata dal dirigente Guido Barilla, è stata resa possibile grazie alla partecipazione aziendale ad un programma nazionale, coadiuvato dal Ministero della Salute, volto alla riduzione dell'olio di palma nei prodotti da forno. Anche se all'eliminazione dell'olio di palma non ha corrisposto un analoga riduzione degli acidi grassi saturi, è comunque un traguardo importante.

Infatti, molto spesso esso viene sostituito con altri oli, come quello di girasole, a cui vengono integrati grassi simili a quelli dell'olio di palma al fine di garantire ai prodotti le stesse proprietà di texture e di gradevolezza generale.

The Guardian: l'Italia dice no all'olio di palma in biscotti e merendine

Oltre alla Mulino Bianco e alle aziende che propongono da sempre solo prodotti "palma free" come Misura e Gentilini, troviamo altri noti marchi come Tre Marie, Esselunga, Coop e Galbusera che, avendo preso parte al programma nazionale, si sono avvicinate gradualmente alla sostituzione del grasso tropicale. Da tutte queste aziende è scaturita una vasta gamma di prodotti rigorosamente esenti da olio di palma (in tutto 415 tra biscotti, merendine snack e creme di nocciola) facendo balzare in questo modo l'Italia ai vertici tra le nazioni "virtuose".

L'analisi di mercato è stata condotta da un'inchiesta de "Il fatto alimentare" e Great Italian Food Trade e pubblicata sul quotidiano inglese "The Guardian" da cui è emersa la leadership italiana come Paese maggiormente sensibile all'invasione dell'olio di palma.

Di toni pacati è stato l'intervento della associazione aziende italianeAIDEPI che nell'assemblea dell'European Palm Oil Conference (EPOC 2015) svoltasi a Milano ha invece sottolineato che l'olio di palma utilizzato in Italia derivi prevalentemente da fonti sostenibili (quindi non inquinanti e a minor impatto ambientale), senza tuttavia prendere una posizione palesemente avversa come era stato auspicato.

Comunque è bene ricordare che solo il 20% dell'olio di palma che arriva in occidente giunge da aree certificate e controllate. Infatti a causa della crescente domanda mondiale di olio di palma le zone tropicali, soprattutto dell'Indonesia e della Malesia sono invase da incendi finalizzati al disboscamento aggressivo e al successivo impianto delle palme da olio.

Ciò determina l'inquinamento ambientale delle aree interessate.

Non solo: molti studi clinici e ricerche scientifiche confermano come l'olio di palma sia implicato nella genesi dell'arteriosclerosi, per non parlare della recente allerta europea dell'olio contaminato da coloranti, andandosi ad incrementare in questo modo la sensibilizzazione verso il famigerato grasso tropicale. Nonostante ciò gli industriali non sono particolarmente propensi all'eliminazione dell'olio di palma in quanto facilmente reperibile nel mercato internazionale, di basso costo e capace di conferire ottimali proprietà di texture e piacevolezza alle merendine, alle creme e ai biscotti in cui è aggiunto.

Anche se, in passato, le aziende hanno cercato di rilanciare prodotti alimentari contenenti olio di palma, esaltando altre proprietà nutrizionali, l'inversione di tendenza era comunque nell'aria da tempo e maggiormente avvalorata dalle petizioni create su Change.org che hanno raccolto più di 165.000 firme a favore della sostituzione.

In effetti non è difficile intuire come i consumatori al supermercato, con sacchetti di biscotti e confezioni di merendine in mano, cerchino tra gli ingredienti la presenza o assenza del grasso tropicale; un comportamento che i "potenti" e gli industriali non possono più evitare di tenere in considerazione.