Tra le malattie che oggi fanno più paura non c'è l'AIDS e non c'è l'infarto. Oggi si temono i tumori e soprattutto la sofferenza legata alle neosplasie spesso aggressive e incurabili. Anche se la medicina ha fatto progressi e oggi le speranze di sopravvivere al tumore sono aumentate c'è sempre una sorta di cabala che avvolge chi si ammala. Uno studio pubblicato su Science all'inizio del 2015 sosteneva che la maggior parte dei tumori non si possono prevenire e sono imputabili alla “sfortuna”. A distanza di un anno, un altro studio, pubblicato invece sulla rivista Nature, ha raggiunto una conclusione opposta.
In pratica è stato assodato che ci sono fattori esterni come il fumo, l'esposizione eccessiva alla luce del sole o il papilloma virus che influiscono in modo diretto sull'insorgenza del tumore in una persona sana.
Com'è possibile che si sia arrivati a conclusioni così diverse partendo dagli stessi dati? Proviamo a fare ordine e chiarezza nel mare magnum di documenti scientifici oggi a nostra disposizione.
Lo studio Tomasetti-Vogelstein pubblicato su Science
Tomasseti e Vogelstein della Johns Hopkins University erano partiti considerando che alcuni tipi di cancro come quello al colon o alla prostata, sono più comuni di altri che, come il cancro alle ossa, si presentano raramente. In più avevano notato che ogni tessuto degli organi reagisce in modo diverso alle cellule tumorali.
Dove funzionano ad esempio le cellule staminali che individuano e sostituiscono le cellule malate e danneggiate, il cancro si arresta o regredisce. Se invece le cellule staminali vanno fuori controllo, il cancro trova terreno fertile per svilupparsi. Ma sulla frequenza delle cellule impazzite non si riesce a definire uno schema: il meccanismo è casuale così come al caso bisogna attribuire la malattia.
Poi, visto che si tratta di un male incurabile, è meglio chiamarla sfortuna e non caso.
La risposta pubblicata su Nature dai ricercatori della Stony Brook University
Gli studiosi di questa università newyorkese hanno fatto leva sul funzionamento delle cellule staminali spiegando che ci sono elementi esterni che possono mettere a repentaglio il corretto svolgimento del lavoro delle cellule staminali.
E il riferimento è all'ambiente, allo stile di vita e alla genetica. I ricercatori, rianalizzando i dati di Tomasetti-Vogelstein, hanno notato che tumori comuni come quello al polmone o al fegato, soltanto nel 10% dei casi sono imputabili a cellule impazzite. Incidono invece lo stile di vita, il quadro genetico e l'età. Questo non vuol dire che tutti coloro che fumano si ammalano di tumore ai polmoni ma certamente il fumo non è da considerare innocuo, soprattutto quando si ha una predisposizione al cancro e si è avanti con gli anni.