Pubblicato in questi giorni su "PLOS one" uno studio a firma di tre ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università islandese di Reykjavik. Obiettivo della ricerca era l’individuazione di possibili effetti cancerogeni causati da una esposizione regolare e continuata ai vapori geotermici. Come tutti gli studi di analisi multifattoriali, è sempre difficile trarre delle conclusioni univoche, e anche la ricerca islandese non si sottrae a questa regola, in particolare nell'analizzare se l’esposizione all’acido solfidrico possa essere considerata, o meno, un fattore di rischio cancerogeno.

Nonostante questi limiti, lo studio confermerebbe un aumento dei rischi di tumore nelle popolazioni a maggiore esposizione ai vapori geotermici. Una ricerca analoga viene condotta anche in Italia, in alcuni territori della Toscana.

Un monitoraggio a partire dagli anni ’80

Nell’articolo pubblicato il 20 maggio sulla rivista scientifica "PLOS one", Adalbjorg Kristbjornsdottir, con altri due colleghi, descrive i risultati di uno studio condotto a partire dal 1981 fino al 2013, su tutti i cittadini residenti in Islanda, di età compresa tra 5 e 65 anni. Ovviamente, non tutti gli islandesi sono sottoposti nella stessa misura alle emissioni geotermiche naturali, pertanto si è provveduto ad effettuare una suddivisione in tre gruppi.

Quelli a maggior rischio perché residenti in un'area geologicamente più giovane dell’isola, e quindi costretti a respirare aria inquinata dalle emissioni e ad usare le acque geotermiche anche per gli usi domestici. Agli altri due gruppi sono stati associati i residenti in zone con una esposizione intermedia o minima a queste emissioni. 

Sono stati presi in esame durata dell’esposizione, tipo di esposizione e stato socio-economico. Si è tenuto conto dell’età, se erano fumatori o esposti ad altri elementi di rischio, oltre a fattori genetici. Il tutto in relazione all’incidenza dei tumori.

I risultati non lasciano dubbi. L’incidenza di alcune forme di cancro è risultata direttamente proporzionale alla durata e al tipo di esposizione; come dire una relazione diretta tra causa ed effetto.

I tumori maggiormente osservati sono stati quelli al pancreas, alla mammella, alla prostata, all’apparato emolinfopoietico, linfoma non Hodgkin e carcinoma basocellulare.

Una ricerca simile a quella condotta in Toscana

Anche in Italia vengono portati avanti studi simili. Da molti anni, in Toscana, c’è un progetto di ricerca epidemiologica, che vede impegnati l'Agenzia Regionale di Sanità (ARS) e la Fondazione Toscana "Gabriele Monasterio" del CNR, con l’obiettivo di monitorare il rapporto tra Ambiente e tumori.

In questa regione, infatti, ci sono 16 Comuni interessati all’attività geotermica, con un totale di 31 centrali geotermoelettriche in funzione. Lo studio mira a valutare lo stato di salute dei cittadini residenti in città dove ci sono emissioni geotermiche antropiche (dovute ad interventi dell’uomo) e naturali.

Sempre in Toscana, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPAT) esegue monitoraggi ambientali dagli inizi degli anni 2000. C’è un controllo continuo su alcune sostanze inquinanti presenti nell’aria (acido solfidrico, mercurio, ammoniaca, arsenico, anidride carbonica), i cui risultati servono anche alla politica regionale per orientare le politiche energetiche e sanitarie sul territorio.

Lo studio dei ricercatori islandesi altro non è che l’ennesima conferma di quanto l’ambiente che ci circonda abbia un forte impatto sulla nostra salute. In Italia, da Nord a Sud, non mancano gli episodi di inquinamento ambientale, prevalentemente antropico, cioè dovuto alle attività umane. I risultati di queste ricerche servono anche a sensibilizzare i cittadini sull’importanza della qualità dell’aria per il nostro benessere.