Ormai siamo nel periodo delle vacanze estive: tra quelli che ci sono e quelli che stanno per andare, c’è una moltitudine di persone impegnata in una dimensione differente dal quotidiano. Abbiamo pensato anche a quali possibili rischi corriamo andando in vacanza in località molto differenti dal nostro habitat abituale? Anche se la destinazione è il nostro paese di origine? David O.
Freedman e colleghi hanno pubblicato su New England Journal of Medicine una dettagliata recensione su tutte le precauzioni da prendere prima di affrontare un viaggio, per assicurarsi una vacanza ristoratrice e, soprattutto, un rientro sereno.
A volte basta un vaccino o una chemioprofilassi
In estate, quelli che possono programmano un viaggio al mare, in montagna o in campagna, l’importante è partire. E se la località è distante, in posti molto diversi da dove si vive abitualmente, allora le emozioni diventano ancora più forti. In questi casi, però, fino all’80% dei viaggiatori non prende in considerazione alcuna profilassi a tutela della propria salute.
Nel 2015, è stato stimato che globalmente un miliardo e 200 milioni di individui si è spostata per andare in vacanza. Con questi numeri il capitolo “prevenzione” diventa veramente importante.
Ci ha pensato D. O. Freedman dell’Università dell’Alabama insieme a dei colleghi delle Università di Harvard ed Emory, a fare un elenco minuzioso dei possibili rischi alla salute che si possono correre durante le vacanze, con un articolo titolato: “Medical Considerations before International Travel” pubblicato su New England Journal of Medicine.
In media, un turista su quattro torna a casa dopo aver sperimentato qualche disavventura come diarrea, colica, infezioni varie, problemi cutanei; ma può succedere che il problema, come un souvenir, uno se lo porti a casa.
Parliamo di patologie più gravi come tifo, malaria, epatiti, malattie sessuali, febbre gialla, Zika, dengue, ecc. Una buona profilassi avrebbe potuto evitare questi problemi. Non esiste una profilassi universale, valida per tutte le infezioni; ogni territorio ha le sue minacce e quindi richiede una specifica profilassi.
Tornare alle origini non vuol dire tornare a casa
Gli esperti americani hanno segnalato un altro fenomeno. Chi decide di tornare nei Paesi di origine, ospite di parenti o amici, non ricorre ad alcuna profilassi perché si sente al riparo da ogni infezione. Negli Stati Uniti questo è molto più frequente che da noi. Questi viaggiatori sottovalutano il fatto che il loro sistema immunitario si è adattato a difendersi dalle “minacce” presenti nel luogo di residenza abituale mentre è vulnerabile, come quello di tutti gli altri, verso attacchi specifici presenti nei territori delle loro origini.
E’ comunque importante rivolgersi a personale sanitario specializzato. Il medico di base (di famiglia) non è tenuto ad avere le conoscenze per affrontare questo tipo di problemi. Uno specialista, invece, può dare le giuste indicazioni in base al tipo di viaggio, se in barca, in montagna, in tenda, in località segnalate per dei rischi specifici o dove sono attive delle epidemie. O, semplicemente, è una località sicura per i residenti, ma non lo è per chi arriva da lontano, senza una immunizzazione pregressa verso certe infezioni.
Il medico specialista può anche suggerire di non fare nessuna chemioprofilassi o vaccinazione ma di portarsi dietro dei farmaci da assumere solo in presenza di diarrea (es.
antibiotici intestinali e prodotti idratanti) o di febbre malarica (chemioprofilassi).
Per tutti, sono sempre validi i consigli di sempre, mangiare alimenti sicuri, ben cotti e ben custoditi, bere solo acqua da bottiglie sigillate, facendo attenzione a pulire la bottiglia prima di aprirla, ad usare mezzi di trasporto e dormire in condizioni che limitano l’esposizione a punture di insetti di ogni tipo. E nel caso questo dovesse succedere, meglio sapere prima cosa fare (chi chiamare, dove andare, cosa prendere, ecc.)