Con l’obiettivo di valutare effetti, sicurezza e tollerabilità di una dieta ipocalorica, i ricercatori spagnoli hanno sottoposto 89 uomini e donne diabetici, suddivisi casualmente in due gruppi, a una dieta. Per il primo gruppo quella da seguire era la dieta chetogenica (cioè a basso contenuto di carboidrati) mentre per il secondo gruppo una normale dieta ipocalorica. I parametri di sicurezza nei due gruppi sono risultati equivalenti, così come l’assenza di effetti avversi.

Tuttavia, il gruppo che aveva seguito una dieta ipocalorica chetogenica aveva fatto registrare una riduzione del peso corporeo più significativa ed un miglior controllo della glicemia rispetto all’altro gruppo.

La dieta giusta per dimagrire anche in presenza di diabete

Una riduzione del peso corporeo è una esigenza che accomuna i soggetti obesi e quelli con diabete di tipo 2. Numerosi studi hanno anche dimostrato una forte correlazione tra queste due condizioni, l’obesità e il diabete. Una riduzione del peso corporeo non solo porta vantaggi per il controllo della glicemia ma riduce anche alcuni fattori di rischio, come quelli cardiovascolari, normalmente presenti nei soggetti diabetici.

Ma quale dieta ipocalorica seguire?

Nel 2008 l’American Diabetes Association aveva stabilito che, per i diabetici, non era sufficiente seguire una dieta ipocalorica ma era anche necessario ridurre il peso. Non esiste una dieta ipocalorica che vada bene per tutti, come non è ben chiaro se una dieta ricca di proteine e povera di carboidrati (dieta chetogenica) sia migliore di una tradizionale a basso contenuto di calorie.

Sia che il nemico da combattere sia la glicemia sia che si tratti del colesterolo, è importante fare attenzione a ciò che si porta a tavola. I principi da seguire sono fondamentalmente quelli validi per chiunque voglia mantenersi in Salute: mangiare molta frutta e verdura, assumere carboidrati da fonti ricche di fibre (come i cereali integrali e i legumi) e alternare il consumo di carne (meglio se magra, come il pollo) a quello del pesce, dei latticini e delle uova. Scopri di più grazie ai consigli del medici del Policlinico "A. Gemelli" nell'iniziativa Viaggio al Cuore del Problema, powered by Danacol.

Alcuni ricercatori di varie università spagnole, dopo aver arruolato 89 uomini e donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni, con diabete di tipo 2 e indice di massa corporea compreso tra 30 e 35 kg /m-2, hanno provato a chiarire questo aspetto mettendo a confronto una normale dieta ipocalorica (130 g carboidrati al giorno) con la dieta chetogenica (< 50 g di carboidrati di origine vegetale) addizionata di integratori.

I risultati, pur non evidenziando differenze tra i due gruppi come sicurezza e assenza di effetti avversi, hanno segnalato che il gruppo che aveva seguito una dieta ipocalorica chetogenica aveva fatto registrare una riduzione del peso corporeo più significativa e un miglior controllo della glicemia rispetto all’altro gruppo assicurando una maggiore riduzione del girovita e di HbA1c (emoglobina glicata, indice di iperglicemia permanente e fattore di rischio per diabete e infarto). In base a questi risultati la conclusione dei ricercatori è stata che nei soggetti diabetici una dieta di questo tipo è da consigliare rispetto ad una dieta standard.

Cos’è una dieta chetogenica

Nasce come una dieta per epilettici, dopo che in questi soggetti era stato osservato un miglioramento delle loro condizioni (attacchi meno frequenti e più lievi) in seguito a un periodo di digiuno.

Così, per ingannare l’organismo, è stata studiata una dieta con pochi carboidrati. L’organismo, che necessita di glucosio (almeno 180 g al giorno) come vero carburante per il funzionamento delle sue funzioni vitali, attiva dei processi metabolici atti a produrre questo zucchero da altre fonti demolendo proteine, grassi e lipidi.

Una dieta di questo tipo, povera di carboidrati e ricca di proteine, porta ad un rapido dimagrimento e alla produzione di prodotti del metabolismo come l’acetone e l’acetoacetato di sodio, motivo per il quale è stata chiamata dieta chetogenica. Ora questa ricerca ha messo in evidenza la sua efficacia nei soggetti diabetici; occorre tuttavia precisare che lo studio spagnolo ha monitorato l’effetto della dieta nel breve periodo pertanto non è quindi possibile trarre delle conclusioni a lungo termine.