Soggetti a digiuno da 12 ore, si sono alimentati con una colazione liquida, in modo veloce (5 min.) o lentamente (20 min.). Alcuni parametri ematici sono stati monitorati, mediante prelievi di sangue al tempo 0, prima della colazione, e dopo 30, 60, e 120 min dall’inizio della colazione.A parità di colazione, i risultati delle analisi non hanno fatto emergere una significativa differenza tra un pasto consumato in fretta e uno consumato lentamente.
La glicemia va tenuta sotto controllo nella quotidianità
Lo zucchero è energia, narrava uno spot di qualche tempo fa.
Questo è assolutamente vero ma bisogna fare attenzione che i livelli (concentrazione) di zucchero nel sangue (glicemia) non raggiungano livelli elevati (iperglicemia) altrimenti questo rappresenta un fattore di rischio per la nostra Salute in quanto può portare ad un’alterazione del funzionamento di diversi organi come occhi, reni, sistema nervoso, cuore e vasi sanguigni. Fino ad arrivare ad una insufficienza organica patologica del controllo della glicemia, come nel caso del diabete.
Un modo per tenerla sotto controllo è adottare un corretto stile di vita, facendo una regolare attività sportiva, consumando grassi saturi in quantità limitata (burro, lardo e olio di palma ne contengono fino al 50% del loro peso), non esagerando con il consumo di carboidrati (zucchero e qualsiasi alimento solido o liquido addizionato di zuccheri, merendine, dolci, bibite e succhi di frutta industriale; ma anche pasta - da preferire quella integrale, pane e altri alimenti che contengono carboidrati complessi) e infine il sale!
Anche questo “condimento” deve essere consumato senza esagerare, limitando la sua aggiunta durante la preparazione dei cibi e riducendo il consumo di prodotti in scatola, insaccati, salse e salamoie.
Dal Giappone le conclusioni di uno studio clinico, sulla velocità con cui consumiamo un pasto e gli effetti sulla glicemia.
Lo studio, condotto da ricercatori della facoltà di medicina di Yokohama, primo autore K. Kamiko, sarà pubblicato ad ottobre su Journal of Clinical Medicine Research, ma è già disponibile online.
Anche se non influenza la glicemia, meglio mangiare piano
I ricercatori giapponesi hanno arruolato un gruppo di pazienti diabetici (diabete tipo 2), volontari.
Dopo un periodo di digiuno di 12 ore (una notte) hanno fatto consumare loro una determinata quantità di colazione, in forma liquida. Il primo giorno i volontari hanno dovuto terminare la loro colazione in soli 5 minuti. Ad ognuno è stato eseguito un prelievo di sangue prima (tempo 0) e dopo l’inizio della colazione (30, 60, e 120 minuti). Lo stesso è stato ripetuto il secondo giorno. Stesse condizioni, stessa colazione, stesse quantità. Ma questa volta i pazienti hanno dovuto consumare la loro colazione più lentamente (in 20 minuti). Anche in questo caso sono stati eseguiti prelievi di sangue, negli stessi tempi.
Risultati: valutando l’area sotto la curva (AUC) dei livelli di glucosio, dell’insulina serica, di grelina plasmatica (un ormone liberato nel sangue dopo i pasti), di GLP-1 (Glucagon-like peptide 1), di GIP (peptide insulinotropico glucosio-dipendente) e di altri peptidi che si liberano nel plasma dopo un pasto, hanno potuto constatare che per nessun parametro emergeva una significativa differenza tra l’aver consumato la colazione in 5 minuti e in 20 minuti.
Questo vuol dire che i livelli di glicemia postprandiali, così come altri parametri ematici, non sono influenzati dalla velocità con cui consumiamo un pasto.
Tuttavia, concludono i ricercatori giapponesi, è vero che la velocità con cui consumiamo un pasto non influenza la glicemia ma l’abitudine a mangiare in fretta può portare a consumare una quantità maggiore di cibo finendo con l’assumere più energie del necessario. Questa abitudine, protratta nel tempo, si può tradurre in un aumento di peso (sovrappeso, fino all’obesità) andando a peggiorare i parametri metabolici. Quindi, a parità di condizioni, meglio mangiare con calma.