Attualmente la demenza colpisce 35.6 milioni di persone nel mondo ed è in continuo aumento, a tal punto che sono previsti 65.7 milioni di casi nel 2030 e 115.4 milioni nel 2050.

E’ urgente individuare un sistema per ridurre la comparsa della demenza prima che sia troppo tardi, in modo da incrementare il numero di persone anziane capaci di vivere autonomamente; ai primi sintomi di degenerazione dei neuroni è difficile prevenire o ritardare la malattia, poiché le alterazioni cerebrali si sono già innescate.

Per la prima volta i ricercatori del Department of Epidemiology and Public Health di Londra, in una lunga sperimentazione, hanno analizzato l’associazione tra dieta e declino cognitivo; hanno pubblicato il lavoro sulla rivista Clinical Nutrition nell’aprile 2017.

Dopo aver reclutato 5.083 partecipanti di età compresa tra 45 e 79 anni, hanno correlato il tipo di dieta seguita con la comparsa della demenza.

La scoperta è stata eclatante: coloro che avevano più frequentemente assunto alimenti come carne rossa, processata (insaccati), fritture, legumi (piselli e fagioli), cereali raffinati (pasta, pane, pizza) e dolci, mostravano un aumento di markers proinfiammatori nel sangue, come l’interleuchina 6, e un abbassamento delle facoltà cognitive precoce e più veloce, una volta avviato.

Infiammazione e malattie neurodegenerative

L’infiammazione sistemica è stata riconosciuta come fattore di rischio per altre malattie neurodegenerative associate all’età (demenza vascolare e morbo di Alzheimer).

E’ stata, inoltre, collegata ad un maggiore rischio di depressione, a sua volta altra possibile causa scatenante della demenza.

Quando si instaura un’infiammazione dei tessuti corporei sono state riscontrate modifiche metaboliche, vascolari e tossicità neuronale; aumenta, di conseguenza, il rischio di problemi cardiovascolari e neuronali.

Azione della dieta

Nello studio clinico la dieta proinfiammatoria ha innescato i processi neurodegenerativi già in soggetti di età inferiore a 56 anni. Le cellule nervose e le guaine mieliniche neuronali catturano lipidi al loro interno per la propria composizione; l’eccesso di lipidi sotto forma di grassi saturi incide negativamente sulle funzioni cerebrali.

Grassi saturi e colesterolo hanno portato ad aumento di trigliceridi nel sangue, mentre l’eccesso di cereali ha provocato iperglicemia ed iperinsulinemia; l’alterazione di questi marker metabolici apporta infiammazione sistemica di grado lieve nei tessuti corporei e agisce sul sistema immunitario.

L’abbattimento del declino cognitivo, dunque, è fondamentale come fase transitoria dell’Alzheimer.

L’infiammazione può essere contrastata con l’assunzione quotidiana di frutta e verdura, ricche di antiossidanti (vitamina C ed E), in grado di diminuire i livelli di interleuchina 6 e lo stress ossidativo.