L’equipedel dottor Franco Locatelli, direttore di Oncoematologia e Medicina Trasfusionale al Bambino Gesù ( finanziata da Airc - l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha raggiunto risultati di notevole rilievo, pubblicati sulla rivista scientifica internazionale “Blood”.

Solo in Italia, si registrano annualmente, circa 400 nuovi casi di leucemia linfoblastica acuta e 250,000 nel mondo; sino ad ora, era possibile considerare –come donatori- esclusivamente un fratello o un “estraneo”, facente parte del Registro Mondiale. Nel primo caso, la totale compatibilità si aggira solo intorno al 25%, mentre nel secondo occorrono dai tre ai sei mesi per trovare il soggetto idoneo.

Il traguardo appena raggiunto aggira questo ostacolo, includendo nella lista anche i genitori dei piccoli pazienti, i quali sono immunogeneticamente compatibili con i figli al 50%.

Superato l’ostacolo del donatore non-compatibile

Ancora una volta, sono le cellule staminali a fornire nuove prospettive terapeutiche, che avevano mostrato ottimi risultati nel campo delle immunodeficienze e malattie genetiche, come le anemie e le talassemie.

Con lo studio messo in pratica al Bambino Gesù di Roma, si è lavorato sull'eliminazione delle cellule pericolose (i linfociti “T” alfa/beta+, responsabili dell’aggressione sui tessuti del ricevente) e, parallelamente, la salvaguardia delle cellule definite “buone” ( i linfociti “T” gamma7delta+), in grado di proteggere il bambini da gravi infezioni e ricadute della malattia.

I test effettuati su 80 pazienti affetti da leucemie acute resistenti o con ricadute, hanno dimostrato una possibilità di guarigione definitiva maggiore al 70%, con un basso rischio di ricaduta del 25% e di mortalità del 5%.

Come afferma lo stesso Locatelli, da oggi risulterà possibile <<trapiantare tutti i bambini leucemici o con tumore del sangue che ne avranno bisogno>>; inoltre, superando la problematica relativa al tempo necessario per trovare un donatore conforme alle necessità del malato, sarà più rapido il percorso di guarigione.

Normalmente, la compatibilità dei soggetti appartenenti allo stesso nucleo famigliare, è pari al 50%, con le conseguenze post-operatorie che ne derivano; la nuova metodologia messa in atto, pare invece superare, in termini di risultati positivi raggiunti, quella tradizionale poiché è sicura e non comporta rischi di malattia o rigetto nei pazienti pediatrici.

Oltre il trapianto, obiettivo recupero immunologico

Non si ferma qui la ricerca del dottor Locatelli e dei suoi collaboratori. Il prossimo risultato da raggiungere è altrettanto ambizioso: "Stiamo testando una nuova strategia, i cui risultati saranno disponibili entro un anno, che mira a migliorare il recupero immunologico nei bambini trapiantati".

Per quanto concerne i tumori infantili, sono altrettante le buone notizie. “Innovative treatment for childhood cancers” è il nome del gruppo europeo di cui gli specialisti del Bambin Gesù fanno parte e che consente di testare e validare i farmaci più innovativi, rendendoli maggiormente efficaci e privi di effetti collaterali.

Uno spazio lavorativo che rende possibile il continuo miglioramento degli studi dell’equipe romana, per una medicina sempre più all’avanguardia.