Una recente ricerca medica ha dimostrato come una terapia basata sull'innesto di staminali possa far rallentare i sintomi del morbo di parkinson. Sono state trapiantate cellule pluripotenti staminali umane nel cervello di alcuni primati, e si è osservato come, per 2 anni, i sintomi della tremenda malattia neurodegenerativa siano risultati attenuati. Inoltre non si sono verificati casi di effetti collaterali, quali rigetto o tumori. I "pazienti" sottoposti al test sono state delle scimmie affette dalla forma animale del morbo: i macachi, grazie al trattamento, hanno recuperato una parziale funzionalità motoria che è durata per oltre 24 mesi.

Lo studio, pubblicato su "Nature", è stato guidato dal prof. Jun Takahashi dell'Università di Kyoto, in Giappone, e presenta dei risultati rivelanti proprio perché sono state utilizzate delle cellule staminali umane. Questa circostanza aumenta la speranza che, in un prossimo futuro, la sperimentazione possa riguardare anche gli esseri umani.

Le cellule iPS

Le cellule usate dallo scienziato giapponese e dal suo team sono le cosiddette iPS, o staminali pluripotenti indotte: si ottengono con una "forzatura" su cellule già adulte, e quindi già differenziate, affinché regrediscano nel loro processo di maturazione, tornando allo stadio di staminali pluripotenti che sono capaci di differenziarsi in varie forme cellulari fino a quando non tornano ad essere adulte.

In questo modo la ricerca ha potuto scavalcare tutte le barriere di tipo etico che si presentano ogni qualvolta si usino le staminali derivate da embrioni. Le iPS, ad oggi, vengono utilizzate in larga scala in parecchie branche della medicina rigenerativa, soprattutto in quei settori che mirano alla sostituzione di neuroni danneggiati a causa di patologie neurodegenerative.

Il morbo di Parkinson attacca i neuroni dopaminergici, ovvero quelli che, per mediare i segnali chimici, ricorrono al neurotrasmettitore dopamina.

Il campione testato

Il team di ricercatori giapponesi ha studiato per 2 anni l'efficacia del trapianto di staminali su un gruppo di macachi della specie "Macaca fascicularis", che presentavano la forma animale della malattia.

Ai primati sono state impiantate direttamente nel cervello le cellule pluripotenti che sono riuscite a sopravvivere a lungo nel nuovo ambiente vitale. Non sono stati riscontrati rigetti né alcuna risposta immunitaria, se non qualcuna lievissima, con le cellule che si sono ben adattate al tessuto nervoso, senza causare fenomeni tumorali. I macachi hanno acquisito nuovamente una grossa percentuale di funzionalità motoria, perduta a causa del Parkinson. La terapia, infatti, ha effetto solo per alleviare i deficit motori e non con quelli psichici come la demenza. Per garantire una maggiore sopravvivenza delle staminali dopo l'innesto, Takahashi e colleghi hanno messo a punto una tecnica che si basa sul complesso maggiore di istocompatiblità o MHC, ossia una serie di proteine che svolgono una funzione specifica nell'innescare la risposta immunitaria.

Se si fa corrispondere il tipo di MHC delle iPS con quello dell'organismo che le riceve, è possibile che non ci sia alcun rigetto, perché non si dovrebbe verificare alcuna reazione immunitaria contro le cellule trapiantate.