Nitrosinaptina, questo è il nome che è stato affidato al nuovo farmaco che, secondo quanto scoperto dagli scienziati, potrebbe essere in grado di curare ogni singola forma di autismo. Lo studio, guidato dal professor Stuart Lipton, con la partecipazione di molti altri enti di ricerca, ha portato alla luce diversi fattori in grado di correggere gli errori causati da una malattia quale l'Autismo. I test effettuati su una cerchia di topi da laboratorio, affetti dalla malattia, sono stati parecchio soddisfacenti soprattutto nell'ultimo periodo poiché sono riusciti a ristabilire l'ordine a livello neuronale, garantendo un ritorno alla normalità nei soggetti utilizzati come cavie.

Dopo i risultati positivi degli ultimi test, il farmaco in questione sarà ulteriormente modificato per poter essere adattato all'organismo umano e, in un futuro non troppo lontano, per poter essere testato in maniera ufficiale nell'uomo.

Come agisce la Nitrosinaptina

La nitrosinaptina, secondo quanto comunicato dagli stessi scienziati, riporterebbe un equilibrio allo sbilanciamento della attività eccitatoria di quei neuroni che sono stati danneggiati dalla malattia.In maniera più semplice, il farmaco ridurrebbe quell'eccesso riscontrato nell'attività neuronale. successivamente alla somministrazione del farmaco, nelle giuste dosi e modalità, i soggetti affetti da autismo hanno ripreso ad avere degli atteggiamenti che rientrano all'interno dei parametri della normalità, non mostrando più quanto veniva collegato all'autismo.

Il farmaco, secondo i risultati avuti con gli esperimenti in laboratorio, potrebbe essere anche in grado di curare l'alzheimer, o comunque di alleviare gli effetti distruttivi provocati dalla malattia.

Cos'è l'autismo

L'autismo, secondo quanto descritto dagli stessi scienziati e dai medici, è un disturbo a livello del neurosviluppo caratterizzato da una compromissione dell'interazione sociale e da problemi nella comunicazione verbale e non verbale che provoca nel soggetto dei comportamenti ripetitivi.

Solitamente la malattia può essere riconosciuta dai genitori già nei primi due anni di vita del bambino, mentre i medici sono in grado di rilevarla già nel primo mese di vita. Quali siano le cause scatenanti di questi disturbi non è ancora semplice scoprirlo, ma sapere che gli scienziati ed i medici sono in costante lavoro per la creazione di una soluzione al problema non può fare altro che donare un leggero sollievo.