Svolta importante nel mondo scientifico: uno studio intitolato "Neuroactive Steroids and Affective Symptoms in Women Across the Weight Spectrum", effettuato da Graziano Pinna dell'Università dell'Illinois e pubblicato anche sulla rivista Neuropsychopharmacology dimostra una correlazione fra anoressia e obesità le quali potrebbero predisporre maggiormente a depressione e ansia.

La molecola del benessere

Per arrivare a questi risultati, gli studiosi hanno posto la loro attenzione sull'allopregnanolone, detto semplicemente "allo": si tratta di un derivato del progesterone, noto ormone femminile.

Normalmente produce sensazione di benessere e umore positivo, ma è già stato dimostrato da diverse ricerche che i bassi livelli di questa molecola sono correlati ad ansia e depressione.

Entrando nello specifico, l'allopregnanolone è un neurosteroide presente sia nel sangue che nel cervello: in particolare, è un metabolita del progesterone ed è associato all'attività dei recettori del GABA che normalmente ci danno sensazioni positive. Nei soggetti obesi o anoressici è stato appurato che la concentrazione di allo è più bassa, ma non è tutto: più bassa era la concentrazione della cosiddetta "molecola del buonumore", più le donne in oggetto soffrivano di disturbi depressivi e ansia.

Lo studio

I ricercatori hanno coinvolto 12 donne affette da anoressia nervosa e amenorrea (assenza di mestruazioni) , 12 donne con problemi di obesità e 12 donne normopeso, l'età media era 26 anni: nessuna di loro aveva mai avuto diagnosticati in precedenza problemi di depressione.

Dopo aver effettuato prelievi di sangue e questionari per valutare disturbi dell'umore è stato evidenziato che nelle donne con anoressia e in quelle obese, era stato riscontrato un livello di allopregnanolone inferiore rispettivamente al 50% e al 60% in confronto alle normopeso.

La concentrazione di progesterone era invece a livelli normali in tutte le partecipanti, ciò è quindi segno che nei casi di donne anoressiche e obese viene coinvolto il sistema che trasforma il progesterone in allo.

I risvolti della ricerca

Alla luce di ciò, il ricercatore autore dello studio, Graziano Pinna, ha affermato che in futuro si potrebbero produrre degli antidepressivi alternativi rispetto a quelli già esistenti, molecole che aumentino la produzione di allo. Attualmente infatti i farmaci contro la depressione non hanno effetto positivo per circa il 50% dei pazienti che ne fanno uso: creare nuovi composti correlati all'allo potrebbe quindi essere una svolta importante. È bene dunque, non sottovalutare mai disturbi come obesità e anoressia, seguendo un'alimentazione sana e molto varia.