Internet rende infelici i giovani, questa è la sentenza ufficializzata poche ore fa da uno studio condotto dall'università della Georgia (Athens, USA). Per raggiungere il verdetto è stato monitorato più di un milione di studenti tra i 13 e i 18 anni, dal 2012 fino agli ultimi mesi dello scorso anno, numeri che possono garantire la validità esterna della ricerca estendendo i risultati del campione a tutta la nazione.

Ad avvalere la qualità del lavoro svolto, non deve passare inosservato l'impiego delle interviste per raccogliere i dati, strumento scomodo da applicare su larga scala ma potenzialmente molto più efficace dei semplici questionari.

Un lavoro senza dubbio molto esauriente quello svolto dallo staff dell'università, che conferma quelle che sono le credenze comuni in merito all'avvento degli smartphone, di internet e dei social network.

Vicini ma lontani: il paradosso

La felicità dovrebbe essere l’obbiettivo finale di qualsiasi innovazione; com’è stato possibile registrarne addirittura un calo? I risultati scioccanti della ricerca pongono il focus su due aspetti chiave: l’autostima e la solitudine come punti cardine dell’infelicità. Tuttavia il problema si infittisce, se internet riduce le distanze, perché i giovani si sentono più soli ed hanno una minor autostima? Questa domanda scuote le logiche di base dei social network, cosa sta realmente succedendo a causa dell’abuso di internet?

Il nodo critico della questione coinvolge tutte e tre le componenti rilevate, tristezza, solitudine ed autostima, in quanto solo legate l’una all’altra da un rapporto di causa-effetto, tuttavia le tempistiche così dilatate hanno reso tutto il mondo cieco di fronte ad un cambiamento che iniziò diversi anni fa; è opportuno citare “Il Principio della Rana Bollita” di Noam Chomsky come metafora esplicativa di questa situazione.

Un mondo senza valori

Nell'ambito della psicologia di comunità è comune incontrare persone le quali sono fermamente convinte che il progresso sia un atto di cambiamento benefico sotto ogni aspetto; questo bias molto comune oscura la triste verità che in diverse misure coinvolge ogni giovane, la perdita dei valori. In un’ottica psicosociale le relazioni di amicizia forti e durature che si creano tra due o più individui sono frutto di un’intesa relazionale scaturita da interessi comuni, vicinanza spaziale ed esperienze condivise.

L’introduzione dei social network ha sì da un lato facilitato la comunicazione mediante un canale più veloce e pratico, tuttavia quest’ultimo si è inserito come modello comunicativo dominante rispetto al vecchio “faccia a faccia”. La conseguenza più logica è stata la perdita assoluta di esperienze condivise nei rapporti relazionali, avviando così un processo lento e distruttivo dei rapporti amicali.

Le prime tessere di questo domino sono già cadute, e le conseguenze peggiori non tardano ad arrivare, infelicità, solitudine e perdita dell’autostima come riflesso del proprio insuccesso come persona all’interno di una comunità.