Sempre più ambiziosi gli obiettivi della bioetica, che, grazie ad una ricerca condotta da un team di scienziati dell’Università di Davis, in California, in collaborazione con l’Università di Stanford e con il Salk Institute di Baltimora (già artefice, lo scorso anno, del primo embrione ibrido uomo-suino), ha messo a punto un progetto che permetterebbe di “coltivare” organi umani da trapiantare all’occorrenza. Il progetto, i cui dettagli sono stati presentati alla riunione dell'organizzazone American Association for the Advancement of Science (AAAS), genererebbe embrioni “chimera”, nome quanto mai appropriato che designa un mostro mitologico dal muso di leone, il corpo ovino e la coda di drago.

Vi si potrebbe anche associare il significato di “utopia”, ma, evidentemente, in questo caso, il sogno di creare e ricreare la vita mescolando specie diverse ha abbattuto le barriere della fantasia ed ogni scrupolo di natura etica, per farsi reale.

Non senza obiezioni, naturalmente, giunte da più fronti. Da una parte chi difende il valore morale e sacro della vita, intesa come dono inestimabile e pertanto degna di rispetto; dall’altra gli stessi scienziati, che paventano rischi non troppo lontani dal mostro mitologico di cui sopra.

La chimera interspecie, ovvero l’uomo-pecora

La cosiddetta “chimera interspecie” è un embrione ibrido, creato a partire da cellule staminali umane mescolate a cellule ovine, con un rapporto di uno ogni diecimila.

Ogni diecimila cellule di pecora, dunque, viene introdotta una cellula umana, a differenza di quanto avveniva nel primo esperimento uomo-suino, in cui il rapporto era di uno a centomila. In questo modo sarebbe possibile ottenere organi compatibili con l’essere umano, quindi impiantabili al bisogno, aggirando l’ostacolo dell’attesa spesso infinita e inutile che caratterizza i trapianti “tradizionali”.

Ma perché scegliere proprio la razza ovina a tal fine? Il vantaggio sta nella maggior facilità di ottenere embrioni tramite la fecondazione delle loro cellule e, dato significativo, ne bastano meno da trapiantare per condurre gli esperimenti. Se per i maiali sono necessari cinquanta embrioni, infatti, per le pecore ne bastano quattro.

La percentuale di cellule umane è funzionale alla buona riuscita del trapianto stesso, poiché ne eviterebbe il rigetto.

L’esperimento si svolge attraverso la tecnica di editing genetico CRISPR-CAS9, che stabilisce quale organo l’embrione non debba sviluppare, perché possa essere sostituito da quello umano, che verrà successivamente asportato per il trapianto.

Come prevedibile, ciò sta suscitando non poche perplessità, persino negli stessi scienziati coinvolti nella ricerca. Il professor Pablo Ross, uno degli autori principali, sottolinea che, qualora si dovesse scoprire che le cellule umane confluiscano nel cervello dell'animale o nelle gonadi, questo costituirebbe un grosso problema per la prosecuzione dell’esperimento.

Il rischio sarebbe troppo elevato, in quanto imprevedibili gli effetti. Tuttavia il biologo Hiro Nakauchi dell'Università di Stanford rassicura, precisando che “il contributo delle cellule umane è ancora molto piccolo” per provocare conseguenze irrimediabili.

Va inoltre considerato che, per il momento, ai ricercatori è concesso far sviluppare questi embrioni per un tempo massimo di 28 giorni, benché auspichino di ottenere un minimo di 70 giorni, termine oltre il quale hanno l’obbligo di distruggerli, pena pesantissime sanzioni. Gli ostacoli non mancano anche sotto il profilo dei finanziamenti, dato che le autorità federali non intendono elargire sovvenzioni generose.

Generare per uccidere: questione morale contro progresso scientifico

Ma, al di là dei problemi di natura scientifica, quanto è accettabile dal punto di vista etico generare ed allevare simili creature al solo scopo di ucciderle per prelevarne gli organi? La questione è molto delicata ed è stata sollevata, oltre che dagli stessi scienziati, anche dal presidente del Movimento per la vita (Mpv), Gian Luigi Gigli, il quale esorta a riflettere sul significato del trapianto di organi, che merita di essere elogiato e stimolato per le vite che riesce a salvare, ma “quanto sta accadendo va al di là del gesto d’amore e di solidarietà”, sta rischiando di perdere il controllo, andando forse appena al di là del giusto limite posto dalla natura.