Più volte la scienza si è occupata di verificare gli effetti benefici del bere vino o birra (ma anche superalcolici) con moderazione. Del resto il consumo di bevande alcoliche accompagna l'uomo fin dai tempi più remoti. I riferimenti biblici sono davvero numerosi: chi non conosce l'episodio in cui Gesù trasforma l'acqua in vino per continuare a far festa durante un banchetto nuziale? Un po' per "mantenere il cuore allegro" e creare un'atmosfera più gioiosa di convivialità, un po' per tradizione (l'alcol è anche cultura), un consumo moderato e consapevole, in realtà non ha mai fatto male a nessuno.
Ma siamo sicuri? I risultati delle ricerche sono spesso contraddittori e non smettono di lanciare pesanti allarmismi. Insomma l'alcol fa bene o fa male? In medio stat virtus direbbero i latini, ma vediamo i risultati della nuova ricerca condotta dall'Università di Cambridge, Regno Unito, pubblicata su Lancet.
Bere alcol accorcia la vita di 30 minuti per ogni bicchiere
Finanziato dal British Medical Research Council, dalla British Heart Foundation, dall'Istituto nazionale per la ricerca sanitaria, dall'Unione europea quadro 7 e dal Consiglio europeo della ricerca, lo studio dimostra che bere più di cinque drink a settimana (quindi una soglia ben al disotto delle attuali linee guida britanniche che prevedono un consumo moderato, intendendo per esso il consumo di circa 14 bevande alcoliche a settimana) sarebbe associato a un più alto rischio di ictus, aneurisma fatale, insufficienza cardiaca e morte andando a ribaltare la convinzione secondo cui 1-2 bicchieri di vino al giorno possano fare bene per la salute cardiovascolare.
I limiti sotto i quali non si avrebbero effetti negativi sulla salute, secondo gli scienziati, sarebbero: 100 g di alcol puro, ovvero poco più di cinque pinte di birra o 5 bicchieri da 175 ml di vino a settimana. Lo studio di ampissima portata ha analizzato i dati su abitudini, età, fumo, diabete, livello di istruzione, tipo di occupazione e quantità di alcol assunta da parte di oltre 600.000 persone (bevitori abituali) provenienti da 19 Paesi di tutto il mondo (inclusa l'Italia).
Bere accorcerebbe la vita di 30 minuti per ogni bicchiere di vino o birra oltre il limite settimanale verificato dagli scienziati, con un rischio di mortalità paragonabile a quello del fumo. "Al di sopra di due unità al giorno, i tassi di mortalità salgono costantemente", ha dichiarato David Spiegelhalter, uno degli autori dello studio, su The Guardian.
Ad esempio, ingerire 10 o più bevande alcoliche a settimana è stato collegato ad uno o due anni di aspettativa di vita più breve. Superare i 18 o più drink a settimana accorcerebbe la vita di 4-5 anni. Circa la metà dei partecipanti ha riferito di aver bevuto più di 100 grammi di alcol a settimana e l'8,4% avrebbe superato i 350 grammi settimanali. Le morti premature salivano quando venivano consumati più di 100 grammi a settimana, ovvero da cinque a sei bicchieri di vino o pinte di birra. Cinque bevande alcoliche a settimana sarebbe dunque il limite di sicurezza oltre il quale aumentano le probabilità di ictus (14%), aneurisma aortico (15%) e insufficienza cardiaca (9%). Unico vantaggio riscontrato del bere è stato la riduzione del rischio di un attacco di cuore non fatale, troppo poco secondo gli autori dello studio.
L'alcol fa male: perché?
Gli scienziati sottolineano che le relazioni tra assunzione di alcol e i vari tipi di patologie cardiovascolari riscontrabili possono essere correlate agli effetti dell'alcol sulla pressione sanguigna e sui livelli di colesterolo. Tuttavia anche questo studio presenta i suoi limiti in quanto si tratta pur sempre di una raccolta di dati statistici di tipo osservazionale, forniti dagli stessi partecipanti, che non tiene conto di tutte le variabili in grado di definire una causa-effetto. Abbastanza soddisfatti degli attuali limiti per il consumo di bevande alcoliche raccomandate nel Regno Unito, a suo tempo fortemente contestati (era il 2016), gli scienziati ritengono che questo studio dovrebbe far riflettere altri Paesi i cui i limiti consentiti son ben più elevati.
Ad esempio in Italia l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), considera moderata, in accordo con le indicazioni dell’OMS, una quantità giornaliera di alcol equivalente a non più di 2-3 Unità Alcoliche per l’uomo, non più di 1-2 Unità Alcoliche per la donna e non più di 1 Unità Alcolica per l’anziano. Del resto avere dei limiti significa mantenersi ben al di sotto di essi, non cercare di raggiungerli, sottolineano in conclusione i ricercatori britannici.