Da quando 10 anni fa sulla rivista Science apparve un articolo in cui James Thomson dell’Università del Wisconsin riportò di aver prodotto cellule staminali embrionali umane, il dibattito sul loro utilizzo è sempre stato incandescente. La scienziata Malin Parmar, che ha trascorso gran parte del suo lavoro sullo studio delle staminali, si dice assolutamente favorevole al loro utilizzo, infatti dichiara che esse sono una grande speranza per sconfiggere malattie molto gravi.
Cosa sono le cellule staminali
Le cellule staminali sono cellule ancora indifferenziate, cioè che non hanno ancora assunto la funzione e la conformazione definitiva.
Esse sono dotate, attraverso il differenziamento cellulare, di trasformarsi in diversi tipi di cellule del corpo. Possono essere classificate in due tipi: embrionali ed adulte. Le prime si trovano esclusivamente nell'embrione e possono trasformarsi in tutti i tipi cellulari di cui è composto il nostro corpo. Le staminali adulte invece risiedono nei tessuti già sviluppati (midollo osseo soprattutto), dove servono come fonte di ricambio cellulare; basti pensare alla pelle che ha un continuo rinnovo cellulare.
Le cellule staminali secondo Malin Parmar
Malin Parmar insieme al suo gruppo di studio, ha pubblicato un lavoro sulla rivista scientifica Cell Stem Cells, dove si profila un nuovo tipo di approccio per il Parkinson, utilizzando un trapianto di cellule staminali embrionali.
In un'intervista recente fatta alla scienziata, ella dichiara che sul concetto di "cellula staminale" vi è una grossa ignoranza, e che, infatti, c'è un numero molto elevato di persone che non sa esse cosa siano e da dove vengano. Va, susseguentemente a spiegare che le cellule staminali hanno due capacità essenziali: quella di differenziarsi in una cellula specifica e quella di moltiplicarsi in maniera molto consistente.
Afferma che la possibilità di queste cellule di differenziarsi in cellule specifiche è un fattore fondamentale. Pone in seguito l'accento sulle cellule embrionali, le quali rispetto a quelle adulte, sono pluripotenti e cioè in grado di differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula. Per questo la scienziata si concentra sull'importanza della ricerca sulle staminali embrionali, che a suo parere possono essere usate per curare diverse patologie, soprattutto per quelle che colpiscono il sistema nervoso centrale, come: Parkinson e Alzheimer. Queste malattie infatti vanno a creare dei danni alle cellule nervose, le quali non sono in grado di rigenerarsi, come ad esempio quelle del sangue.
Sull'utilizzo di queste cellule afferma che è essenziale creare una regolamentazione appropriata al fine di evitare degli effetti collaterali negativi, perché il pericolo, conclude, deriva da coloro che in assenza di una regolamentazione, ne fanno un uso sbagliato che può portare a provocare danni seri.