I robot sono da una parte esaltati per le loro incredibili capacità e per l'aiuto che ci forniscono, ma l'altra faccia della medaglia vede questa tecnologia come la causa della riduzione di posti lavoro.
Bruegel, un gruppo di riflessione (think-thank) politico-economico internazionale, ha recentemente pubblicato un articolo dove spiega gli effetti dell'avanzamento tecnologico, ed in questo caso nell'inserimento nell'ambiente lavorativo dei robot, e dell'impatto che genera sull'occupazione mondiale. Nello studio appare chiaro che l'introduzione dei robot va ad influire negativamente sul tasso di occupazione (adulti con un'occupazione rispetto a chi non ha un lavoro).
Ultimi robot presto in circolazione
Le università, le aziende, sono sempre più orientate allo sviluppo e alla creazione di nuovi tipi di tecnologie che molto probabilmente andranno a sostituire il lavoro dell'uomo. Infatti sul mercato sono presenti già vari tipi di robot, chi in fase di sperimentazione e chi già operativo. Un esempio è Yape (your autonomous express), un drone fabbricato da un'azienda milanese. Si occuperà del trasporto di prodotti: infatti esso ha una forma a scatola, al cui interno verrà inserito il pacco da recapitare, e si aprirà attraverso il riconoscimento facciale. E' stato utilizzato per ora nella città di Cremona.
Paolo Pepper, robot che presto lavorerà in un hotel nel lago di Garda, è fornito di 4 microfoni, 3 telecamere, e venti motori per consentirgli il movimento.
È in grado di parlare diverse lingue, ed è predisposto a rispondere alle classiche domande che vengono poste a chi lavora in un albergo, come a che ora si fa colazione o dov'è la toilette.
Insomma si sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione nell'ambiente lavorativo.
L'impatto dei robot sul mondo lavorativo
Nei più importanti stati europei, immettere un robot ogni mille lavoratori finisce per eliminare 0,2 punti percentuali del tasso occupazionale di quello stato.
Attualmente nel nostro paese ci sono circa 3 robot ogni mille lavoratori. In Italia, che è una delle nazioni dove si riscontra una elevata presenza di robot, e dove vi è un tasso di occupazione molto negativo (60 per cento), l'immissione di quel singolo robot equivale alla perdita di 75 mila posti di lavoro. E si stima che a pagarne le conseguenze non siano le persone di una certa età, ma da quanto si legge dallo studio Bruegel, a rimetterci sarebbero i giovani che hanno un diploma di scuola media o superiore, e sopratutto gli uomini anziché le donne.