A partire da evidenze empiriche, una recente ricerca dei dottori Liz Brewster e Andrew Cox dimostrerebbe che l'abitudine quotidiana di scattarsi una foto e pubblicarla sui social, sarebbe in grado di migliorare il benessere psicofisico degli individui.
L'esperimento
Lo studio della Lancaster e della Sheffield University è partito da un campione di ricerca di trenta soggetti, reclutati dalla pagina Facebook "Friends of Blipfoto". I profili di questi utenti sono stati monitorati attentamente dagli studiosi per un periodo di tempo pari a due mesi, durante i quali i soggetti hanno pubblicato quotidianamente fotografie di se stessi, con i ricercatori che hanno potuto analizzare, oltre agli scatti stessi, le didascalie associate e le interazioni con gli altri utenti dei social network.
Al termine della ricerca, ai partecipanti sono stati sottoposti dei questionari e realizzate delle interviste.
I risultati
I dati dimostrano che, ad esperimento concluso, le persone poste sotto osservazione hanno riscontrato un miglioramento nelle relazioni sociali, nella cura di sé, nella capacità di riflessione e nell'esplorazione delle novità. Questi risultati concordano anche con uno studio precedente di un'università californiana, secondo cui, quando ci si fotografa ogni giorno, aumenta complessivamente il proprio "livello di felicità".
La formulazione dei ricercatori è stata: "I partecipanti allo studio hanno usato le proprie foto quotidiane per documentare ed adottare un atteggiamento riflessivo verso se stessi, e tale atteggiamento è ritenuto dagli utenti stessi una forma di miglioramento del proprio benessere".
In quest'esito si può trovare una sorta di riproposizione del fenomeno del giocatore di bowling: il giocatore che tira la palla e fa strike è contento, ma solo quando si gira verso i compagni sorride. Questo perché l'esteriorizzazione delle emozioni ha una funzione sociale, ed è rivolta agli altri piuttosto che a se stessi.
Vi sarà capitato, ad esempio, di seguire un film che, visto in compagnia, vi procura grasse risate, ma che guardato da soli, sebbene lo si trovi comunque divertente, vi lascia silenti.
Allo stesso modo, allora, con la consapevolezza che dall'altra parte dell'obiettivo dello smartphone c'è la comunità di internet, siamo portati ad esprimere più apertamente le nostre emozioni, ed una maggiore espressione porta ad una maggiore consapevolezza e riconoscibilità di queste ultime.
La voglia di fare il "bis"
A seguito dello studio, i responsabili del progetto Liz Brewster e Andrew Cox hanno lanciato un appello affinché questo si possa replicare ampliando il numero di partecipanti, al fine di ottenere dei dati più completi ed una migliore sistematizzazione della teoria. Come ricordano gli studiosi, l'era digitale è un campo ancora quasi del tutto inesplorato dalla ricerca medica e psicologica, e sarà sicuramente fonte di dati essenziali per le prossime ricerche sulle caratteristiche dell'essere umano.